La 1a Divisione di fanteria brasiliana comprendeva tre reggimenti di fanteria, sul modello americano, di 3.250 uomini ciascuno:
• 1 ° RI proveniente dalla regione di Rio de Janeiro - Reggimento Sampaio
• 6 ° RI proveniente dalla regione di São Paulo - Reggimento Ipiranga
• 11 ° RI proveniente dalla regione di Minas Gerais - Reggimento Tiradentes
Ogni reggimento era composto da 3 battaglioni, numerati da I a III, a loro volta composti da 4 compagnie ognuno, numerate consecutivamente per un totale di 12 per reggimento con le compagnie di armamenti pesanti che erano la 4a, l’8a e la 12a. Ogni reggimento formò il proprio Regimental Combat Team (RCT) comprendente un Reggimento di Fanteria, un battaglione di obici da 105 mm trainati e una compagnia di genieri facente parte del 9° Battaglione genieri. Il Reggimento Sampaio aveva il 2° Battaglione artiglieria e la 3a Compagnia genieri, il reggimento Ipiranga il 3° Battaglione artiglieria e la 2a Compagnia Genieri e la Tiradentes il 1° Battaglione artiglieria e la 1a Compagnia genieri. Inoltre, la Divisione aveva a sua disposizione il 4° Battaglione artiglieria, comprendente obici trainati da 155 mm, e lo Squadrone divisionale da ricognizione. Il 751° Battaglione carri americano (con carri armati Sherman e Stuart) e il 894° Battaglione caccia-carri (con caccia-carri M10) furono posti, di volta in volta, sotto il comando della 1a Divisione di fanteria brasiliana, creando una forza armata combinata.

La F.E.B. in Italia
Truppe brasiliane sbarcano a Napoli
Il primo scaglione di truppe brasiliane arrivò in Italia il 16 luglio 1944 privo di equipaggiamento (anche le armi furono distribuite dagli americani ad ogni scaglione solo dopo l’arrivo Italia). Trascorsero i due mesi successivi ad equipaggiarsi e addestrarsi per entrare finalmente in area di combattimento il 15 settembre. Le unità della divisione furono inizialmente coinvolte in operazioni di ricognizione e rastrellamento in Toscana, Massarossa, Bozzano, Camaiore, Monte Prano e altre. Per i successivi 45 giorni il primo scaglione brasiliano, che comprendeva il 6° Reggimento di fanteria, parti dell’11°, una compagnia di genieri e un plotone dello squadrone di ricognizione, penetrarono per quaranta chilometri nella valle del Serchio. Il 6° Reggimento combatté quindi contro i tedeschi nelle vicinanze di Castelnuovo di Garfagnana. Lì riuscirono sorprendere con successo e mettere in fuga unità della Repubblica Sociale Italiana addestrate in Germania (elementi della Divisione Alpini “Monterosa” dell’Esercito Nazionale Repubblicano), solo per essere poi respinti da un contrattacco da parte di vicini elementi della 148a Divisione di fanteria tedesca. Alla fine di ottobre il 1° scaglione venne tolto dalla linea di combattimento e si riunì al 2° e il 3° scaglione arrivati dal Brasile, mentre a novembre l’intera divisione era riunita e tornata in linea.

 Dicembre 1944 una pattuglia brasilianaIl 5 novembre del 1944, la divisione era posizionata a sud di Bologna, a temperature sotto zero (molti uomini non avevano mai visto la neve) dove, insieme alla Task Force 45 dell’esercito americano, si trovarono contrapposti alle posizioni tedesche su Monte Belvedere e Monte Castello, roccaforti della seconda linea in profondità della Linea Verde; originariamente denominata Linea Gotica, era difesa dalla 232a Divisione di fanteria tedesca composta da veterani del fronte russo.
Il primo assalto dei soldati brasiliani alle difese di Monte Castello, nella notte tra il 28 e 29 novembre, causò la perdita di 190 tra morti, feriti e dispersi. Un secondo attacco, sferrato il 12 Dicembre, portò alla perdita di 250 soldati tra morti, feriti e dispersi. 

Il quotidiano O Cruzeiro do Sul annuncia la presa di Monte CastelloNel febbraio del 1945 entrò in linea la 10a Divisione da Montagna americana, la prima e unica divisione americana di alpini, composta da esperti e addestrati alpinisti e rocciatori, che, nell’ambito dell’operazione Encore, attaccò con successo le postazioni di osservazione dell’artiglieria tedesca sui Monti della Riva nella notte tra il 18 e 19 febbraio e, alle 23 del 19 febbraio da tre direzioni diverse, il caposaldo tedesco di Monte Belvedere. Mentre gli americani avanzano verso Monte della Torraccia, nel territorio di Iola di Montese, alle 5.30 del 21 febbraio i soldati della della divisione brasiliana andarono all’attacco di Monte Castello e, dopo furiosi combattimenti, nel tardo pomeriggio ne conquistarono la cima mentre i tedeschi si ritiravano lungo la strada verso il paese di Castel d’Aiano che verrà occupato dagli americani il 5 marzo. L'attacco dei pracinhas ( così erano chiamati affettuosamente i soldati brasiliani) fu appoggiato dal 1° Gruppo da caccia brasiliano.

Il quotidiano O Cruzeiro do Sul annuncia la presa di Monte CastelloDopo una stabilizzazione del fronte per circa quaranta giorni, il 14 Aprile ha inizio l’Offensiva di Primavera che porterà allo sfondamento di tutte le difese tedesche sia sugli appennini che in pianura e ad una corsa verso la valle Padana e il fiume Po. La 1a Divisione di fanteria brasiliana venne dispiegata sulla sinistra dello schieramento offensivo con il compito di prendere il paese di Montese e le due colline, Monte Buffone e Montello, che lo sovrastano. Fu un combattimento durissimo, condotto tra il 14 ed il 18 aprile casa per casa, e, alla fine della battaglia, l’occupazione di Montese causò 34 morti, 382 feriti e 10 dispersi tra le file brasiliane. Il 17 Aprile il 3° battaglione del 6° reggimento raggiunse Montebuffone ma non riusci mai ad arrivare alla quota più alta. Quando il battaglione si ritrovò allo stremo dopo la perdita di decine di uomini, il comando brasiliano decise di sospendere l'attacco e mantenere le posizioni raggiunte. Il 18 Aprile il comando tedesco si rese conto che l'avanzata delle truppe americane della 10a Divisione da Montagna sul fianco verso Rocca di Roffeno rischiava di accerchiare le forze tedesche e decise così di sganciarsi dalle alture sovrastanti Montese e ritirarsi. Montese fu “ il palco della più ardua e sanguinosa vittoria dell’esercito brasiliano in Italia”.

La resa del Generale Mario Carloni ai brasiliani della FEBI tedeschi, dopo avere abbandonato le postazioni sui monti sopra Montese, si ritirarono verso Zocca continuando a bombardare, a colpi d’artiglieria, le linee brasiliane. Zocca viene liberata dai brasiliani il 21 aprile che raggiungeranno la strada fondovalle il 22. Il 23 aprile elementi del 6° reggimento entrano a Marano ed elementi del 11° reggimento entrano a Vignola. I due reggimenti si dirigono poi verso Piacenza, lungo la pedemontana, catturando, nella valle del Rio Taro ( Fornovo), quello che rimaneva della 90a Divisione Italia ed il suo comandante Generale Mario Carloni e della 148a Divisione di fanteria tedesca ed il suo comandante Generale Otto Fretter Pico.

La fine della guerra in Italia vide la F.E.B. verso Alessandria. Il bilancio finale delle operazioni oltre oceano della Forza di Spedizione Brasiliana riporta a 25.334 gli uomini che giunsero in Italia in 5 scaglioni, di cui 15.069 presero parte ai combattimenti subendo 451 morti, 1.577 feriti da arma da fuoco in zona di guerra, 487 feriti per incidenti in zona di guerra e 658 infortunati lontani dalla linea del fronte.

Quando in Italia si concluse la guerra il presidente Vargas, temendo il ritorno in patria di un eroe di guerra e di 25.000 soldati ben armati e ben addestrati, decise di “seppellire” la memoria della F.E.B. Il Generale Mascarenhas de Moraes fu rimpatriato in aereo e una volta giunto a Rio de Janeiro fu accompagnato nella sua residenza privata dallo stesso Ministro della Guerra Generale Eurico Gaspar Dutra. Pochi giorni dopo, il 23 luglio, il generale fu inviato in Perù per una missione diplomatica che lo tenne lontano dal paese.

Nel frattempo le partenze dei soldati iniziarono dal porto di Napoli il 6 luglio e si conclusero il 19 settembre. Ma poche ore prima dell’imbarco per tornare a casa, i comandi brasiliani fecero stampare in fretta e furia dalla tipografia milanese A. Macchi & C., migliaia di congedi che furono consegnati ai soldati durante il viaggio. Al loro arrivo il Ministro della Guerra ordinò che entro 8 giorni dallo sbarco le divise, i distintivi con il Cobra che Fuma e lo stemma della 5ª Armata dovevano scomparire per sempre dal Brasile.

Generalmente, gli uomini della 1a Divisione di fanteria brasiliana ben assolsero il loro compito, guadagnando la fiducia dei civili italiani e acquisendo esperienza di combattimento in terreni sconosciuti, anche se a un certo costo. Erano orgogliosi di rappresentare il loro paese e il loro stemma divisionale, un serpente che fumava un sigaro (il fumetto fu interpretato anche da Walt Disney) nato probabilmente da una frase che circolava nell’ambiente governativo brasiliano (filo fascista) prima delle pressioni americane per entrare in guerra: “E’ più facile che un serpente fumi che il Brasile entri in guerra” .... invece il serpente fumò.

La F.A.B. in Italia
Pilota della FAB brasilianaIl 9 ottobre 1944 giunse a Livorno la nave con imbarcato il 1° Gruppo da Caccia brasiliano che fu destinato al campo di aviazione di Tarquinia. In quei giorni la F.A.B. fu inquadrata nel 350° Reggimento aereo da combattimento, della 62ª aerobrigata da caccia egli Stati Uniti. A sua volta la 62ª brigata faceva parte del XXII Comando Aereo Tattico di supporto alle azioni terrestri della 5ª armata. Il 4 dicembre, in relazioni agli sviluppi del conflitto, l'intero 350° reggimento fu spostato nella base di Pisa, a ridosso del fronte. Durante i primi giorni di guerra, come era consuetudine nelle squadriglie americane, la F.A.B. scelse il suo emblema e il motto da combattimento. Come stemma fu preferito un agguerrito struzzo che volando tra le nuvole sparava fucilate; mentre come motto i piloti optarono per il grido "Senta a Pua!" (Senti il pungiglione!).

Per completare il richiamo all’attività della Força Aerea Brasileira sul fronte italiano, è necessario far cenno anche all’attività della squadriglia per il Il secondo tipo del distintivocollegamento e l’osservazione. Tale unità lavorò al servizio dell’artiglieria divisionale e giunse in Italia nell’ottobre 1944 assieme al 3° scaglione della F.E.B. Il 10 ottobre con il mezzo da sbarco “LC-1- 116” i piloti e gli avieri della squadriglia furono trasportati a Livorno, e, in seguito, con alcuni camion a Pisa. Nell’aeroporto toscano il reparto di collegamento ricevette 9 aerei del tipo Piper Cub, con motore da 65 cavalli, equipaggiati solo con una radio e senza alcun tipo di armamento.

Nella foto a destra il secondo modello del distintivo adottato dopo l'abbattimento del primo aereo da parte della Flak, la contraerea tedesca; è stata aggiunta la nuvoletta dell'esplosione.

 

Bibliografia:
J.B. Mascarenhas de Moraes - The Brazilian Expeditionary Force by its Commander. 1964.
Elonir Josè SA Vian - Dos Apeninos aos Alpes: La Força Expedicionaria Brasileira e il XV Gruppo dell'Esercito nella campagna d'Italòia
Penteado, Carlos José Russo Assumpção, LTC - The Brazilian Participation in World War II