Inedito sulla strage di Marzabotto. E' [stata] la prima organica documentazione sull'eccidio raccolta dalla Signora Romagnoli-Toffoletto per il Cardinale Nasalli Rocca nell'agosto-settembre1945. Il dattiloscritto è stato consegnato nel settembre 1964 al giornalista Sergio Soglia dalla maestra di asilo Antonietta Benni scampata al massacro nell'oratorio di Cerpiano.

Cor Jesus adveniat Regnum Tuum
Eminenza Reverendissima,
Aderendo ben volentieri al desiderio espressomi dall’E.V. espongo quanto so sugli eccidi e sulle distruzioni delle due Parrocchie di San Martino e Casaglia di Caprara ed  in particolare della Frazione di Cerpiano dove noi eravamo sfollati fino dal luglio 1943 nel cosiddetto “Palazzo “ o meglio nella casa delle Figlie di Sant'Angela che vi avevano riaperto nell’autunno 1944 l'asilo infantile.

12 agosto 1943, Lizzano in Belvedere
I primi bombardamenti sulla città di Bologna spinsero mio padre a portare me e mia sorella Maria Teresa presso una nostra prozia, Virginia Baldacci, vedova del dottor Orsino Cristofori, che era stato titolare della vecchia Farmacia di Lizzano in via della Chiesa (ora via della Pieve), al n° 9.
Dopo poco tempo si rifugiarono a Lizzano anche mia madre e i miei nonni materni Carolina e Antonio Baldacci, fratello di Virginia; mio padre, invece, faceva la spola, a volte in bicicletta, fra Bologna e Lizzano.

8 settembre 1943
Verso le quattro del pomeriggio il futuro giornalista, Angelo Silvio Ori comunica al mio nonno Antonio Baldacci, e a me presente, allora tredicenne, l'avvenuto armistizio tra il Go­verno Badoglio e gli Alleati. La speranza sulla fine del conflitto fu grande ma fu in breve tempo delusa.
Dopo pochi giorni si notarono movimenti di brigate fasciste inneggianti a Mussolini; que­ste, assieme alle divisioni dell'esercito tedesco, seguite dopo breve tempo da reparti delle SS, stavano occupando militarmente il territorio.

Il 25 settembre 1943 gli Alleati effettuarono un massiccio bombardamento su Bologna, più intenso nei pressi dello "Smistamento ferroviario" e che coinvolse mio nonno, mia madre e mia sorella, andati per alcuni giorni a Bologna. Il bombardamento era inaspettato in quanto i semplici cittadini, scarsamente informati, non pensavano che l'Italia si fosse così improvvi­samente divisa in due: il Regno d'Italia, che aveva fatto l'armistizio con gli Alleati, al di sotto della linea del fronte e la Repubblica di Salò, succube della Germania, al di sopra.

ANNO 1943

Testimonianza di Tondi Ettore
Un mio fratello era militare in Jugoslavia. Le notizie successive all'8 settembre non ci lasciavano tranquilli. Cominciavano a correre voci che i tedeschi arrestavano i soldati italiani e li mandavano prigionieri in Germania. Per i militari in Jugoslavia si temeva anche la vendetta da parte dei partigiani jugoslavi.
Intanto qualche soldato rientrava, quasi fuggiasco e di nascosto, in famiglia: era riuscito ad eludere i posti di blocco dei tedeschi e, aiutato dalla popolazione, poteva raggiungere la sua casa.
Una sera verso la fine di settembre, era ormai notte, sentimmo il cane, prima abbaiare furiosamente, poi calmarsi e uggiolare. Uscii di casa; seminascosto in un angolo dell'aia c'era mio fratello. Gli avevano detto di stare nascosto e non fare sapere a nessuno che era tornato a casa: si era fermato per timore che in casa ci fosse qualche estraneo.
Quando seppe che le cose qui non erano poi così gravi e che i militari che ritornavano non stavano nascosti, entrò in casa più tranquillo, anche perché i nostri nipoti avevano immaginato che fosse lo zio e si erano precipitati fuori. Era in abiti borghesi, se abiti si potevano chiamare: una famiglia di Trieste gli aveva dato un paio di scarpe di tela e alcuni indumenti indispensabili.
Un pò in treno, sempre aiutato da staffette che avvertivano se il treno poteva entrare tranquillamente nelle stazioni dei piccoli paesi, un po’ a piedi per evitare le stazioni delle città controllate dai tedeschi, era riuscito ad arrivare vicino a Bologna e di lì, per vie secondarie, era arrivato a casa.