L’obbiettivo
Nella pianificazione degli Alleati, l’Operazione Encore del IV° Corpo d’Armata aveva come obbiettivo la conquista del Monte Belvedere, di fronte al paese Lizzano in Belvedere, di Monte Castello, l’avanzata lungo il crinale verso Monte della Torraccia, Monte Terminale, sopra al paese di Jola di Montese, sino a raggiungere, conquistare e difendere la linea del fronte tra Monte Grande d’Aiano e Monte della Spe, a nord del paese di Castel d’Aiano, Monte della Castellana, di fronte al paese di Roffeno Musiolo, Monte Valbura, fino al paese di Castelnuovo, sopra la strada statale 64, a sud di Vergato. Con tale operazione veniva preliminarmente ridefinito il fronte nell’alto Appennino Bolognese raggiungendo e preparando le postazioni sulla la linea di partenza dell’offensiva che in primavera avrebbe permesso il totale controllo della strada statale 64 sino alla città di Bologna. Entrando nella Pianura Padana le divisioni, guidate sul terreno pianeggiante dalle forze corazzate, avrebbero dovuto tagliare la ritirata dei tedeschi, incalzati a est di Bologna dall’8a Armata, inseguendoli da vicino oltre il fiume Po verso il lago di Garda.

Il territorio
Di fronte alle postazioni della linea d’inverno, dove erano trincerati i soldati della 5a Armata, si dispiegavano i contrafforti centrali della barriera montagnosa rappresentata dagli Appennini: una linea ininterrotta di crinali e cime, alcune alte più di 1000 metri. I pendii erano coperti di boschi di castagni, querce e foreste di pini anche se molte montagne avevano pendii scoscesi di roccia nuda e dirupi.

Erano poche le strade che attraversavano le montagne e che potevano sostenere il movimento di un esercito meccanizzato che avanzava combattendo verso la Pianura Padana. I passi con cui alcune di queste strade superavano le creste delle montagne variavano tra i 900 e i 1400 metri sul livello del mare e spesso correvano adiacenti a torrenti che erano in piena durante quasi tutti i mesi invernali. Da queste strade si diramavano poche strade secondarie verso le montagne, spesso semplici sentieri, che non erano in grado di fornire comunicazioni efficienti oltre ad essere caratterizzate da curve brusche, salite ripide e strette gole. La portata dei ponti era molto limitata ed era difficile attraversare i torrenti o fiumi. Le frane erano frequenti. A tutto ciò erano da aggiungere le demolizioni operate dei genieri tedeschi in ritirata.

Anche le unità del IV° Corpo d’Armata dovettero quindi utilizzare sentieri inadatti e costruire molte strade per fare transitare i mezzi dell’artiglieria, i carri armati e i rifornimenti. Molti di questi vecchi sentieri vennero migliorati, altri aperti frettolosamente ma essi diventarono impraticabili in caso di pioggia e, per raggiungere con l’equipaggiamento e i rifornimenti le postazioni in montagna, erano necessarie colonne di muli e soldati. Sui displuvi verso nord, i tedeschi avevano scavato i loro rifugi e le loro trincee; verso sud le montagne erano così aspre che i movimenti dei mezzi meccanizzati al di fuori delle strade principali erano impossibili.

Con l’inizio delle piogge, alla fine di settembre, i torrenti di montagna, solitamente secchi o quasi nei mesi estivi, diventarono impetuosi nel giro di poche ore. La nebbia, la bruma e le nubi spesso riducevano la visibilità a zero. Nel tardo ottobre la neve iniziò a cadere sulle cime più alte e in inverno, per brevi periodi, alcune strade sui passi di montagna rimasero bloccate. Durante l’Operazione Encore il freddo era pungente e il terreno era coperto di neve, la foschia riduceva la visibilità anche se le condizioni del tempo erano abbastanza adatte alle operazioni aeree.

I tedeschi avevano degli eccellenti punti di osservazione e campi di fuoco su buona parte della strada statale 64 nonché sulle postazioni dei soldati americani ad ovest del fiume Reno. Queste posizioni elevate permettevano l’osservazione in lontananza verso la Pianura Padana ed erano considerate dal Generale Truscott l’obbiettivo principale dell’Operazione Encore, in particolare due crinali: il primo correva tra Monte Serrasiccia e Pizzo di Campiano che, conosciuto come Monti della Riva, sovrastava il fianco sinistro della 10a Divisione da montagna e dominava i sentieri di approccio al Monte Belvedere e il crinale verso Monte della Torraccia. Il crinale Serrasiccia – Pizzo di Campiano si sviluppava parallelo al fianco sinistro della zona di azione della divisione con cui confinava per circa sei chilometri, ed il lato montagnoso rivolto verso i soldati americani era un dirupo che si innalzava, in alcuni punti, sino a quasi 500 metri sopra il livello della valle sottostante. Quel dirupo doveva essere scalato e il terreno ricoperto di neve di fronte ad esso offriva pochi ripari.

C’erano solo pochi gruppi sparsi di giovani alberi, le strade erano strette ed erano costituite da un fondo inesistente, per cui il grosso dei trasporti doveva essere fatto dai muli, dalle Weasel6 e dalle jeep. I carri armati erano posizionati nelle retrovie, nei pressi del paese di Querciola che era a più di un chilometro da Monte Belvedere. A causa degli eccellenti punti di osservazione e di fuoco dei tedeschi e dei limitati tratti coperti, i movimenti di mezzi e truppe potevano essere eseguiti solo di notte o di giorno se in presenza di nebbia o foschia.

Le forze in campo Alleate
Le forze di fanteria Alleata impiegate nell’Operazione Encore consistevano nella 10a Divisione da montagna americana e nella 1a Divisione di fanteria brasiliana oltre ad un notevole dispiegamento di artiglieria divisionale, di Corpo e di altri battaglioni portati sul campo per quella specifica operazione con una abbondante disponibilità di munizioni. Le sovrastanti forze aeree che supportarono le operazioni aria-terra erano del XXII Tactical Air Command e della Brazilian Air Force. Sul territorio italiano l’aviazione tedesca era praticamente inesistente tanto che molte unità di artiglieria antiaerea furono convertite in fanteria.

Soldati della 10a Divisione da montagna in addestramento in alta montagnaLa 10a Divisione da montagna, la prima ed unica divisione di “alpini” americani, era composta da oltre 14.000 uomini e tre reggimenti: l’85°, 86° e 87° i cui uomini, scelti tra esperti sciatori e rocciatori, erano stati specificatamente addestrati per la guerra in montagna.
A differenza di altre divisioni di fanteria, dotate di artiglieria anche di medio calibro, l’artiglieria della 10a era composta da obici da 75 mm che potevano essere smontati e trasportati a dorso di mulo sino alle postazioni nelle zone più impervie.

Quando la divisione giunse in Italia le venne fornita ulteriore e decisiva potenza di fuoco assegnandole altre unità: 175° Battaglione di artiglieria da campo (105 mm), 1125° Battaglione di artiglieria da campo (105 mm), 84° Chemical Battalion (mortai da 107 mm), 751° Battaglione Carri, 894° Battaglione caccia carri e la Compagnia A del 701° Battaglione caccia carri.

Piloti della Forza Aerea Brasiliana - 1° Gruppo CacciaLa Forza di Spedizione Brasiliana era composta da 25.334 soldati di cui 15.069 di forza combattente inquadrati nella 1° Divisione di fanteria e 10.265 uomini nelle forze di supporto, tra cui la 1° Forza Aerea Brasiliana F.A.B., e di riserva.

La divisione di fanteria era organizzata in tre reggimenti: il 1° Reggimento, denominato Sampaio, formato nello stato di Rio de Janeiro; il 6° Reggimento, denominato Ipiranga, formato nello stato di San Paolo; l’11° Reggimento, denominato Tiradentes, dallo stato di Minas Gerais.

Quando venne designata per l’Operazione Encore, la 1a Divisione di fanteria brasiliana venne rinforzata da alcune unità dell’artiglieria del Corpo d’Armata, in particolare da obici da 105 e 155 mm.


Le forze in campo tedesche
Mitraglieri con una MG42 e cavalletto LafetteDall’altra parte del fronte erano schierate la 232a Divisione granatieri, la 114a Divisione Jäger7 e la 29a Divisione Panzer Grenadier come più importante forza in riserva dell’area. La 232a Divisione, che difendeva circa venticinque chilometri di fronte, era composta da tre reggimenti Granatieri: il 1043°, il 1044° ed il 1045°, dal 232° Reggimento di artiglieria, dal 232° Battaglione del genio, dal 232° Battaglione caccia carri, dal 232° Battaglione rimpiazzi, dal 232° Battaglione segnalazioni e dal 232° Comando e rifornimenti.

La riserva della divisione era il 232° Battaglione fucilieri ed il 4° Battaglione indipendente da montagna. La forza teorica della divisione era di quasi 12.000 uomini ma, a quel periodo della guerra, risultavano, il 27 marzo 1945, in forza 7.148 uomini di cui solo 2.057 come fanteria combattente. Stesso discorso per la 114a Divisione Jäger, non motorizzata ma dotata di una alta mobilità, che aveva in forza, alla stessa data, 9.678 uomini di cui solo 1.556 come fanteria combattente.
La divisione meglio equipaggiata era la 29a Panzer Grenadier di cui alcune unità intervennero sul fronte alla fine dell’Operazione Encore quando le truppe Alleate erano già nei pressi di Castel d’Aiano. La divisione corazzata aveva in forza, alla fine di marzo, 12.446 uomini di cui 2.053 di fanteria combattente ed era composta da due reggimenti di fanteria, un reggimento di artiglieria ed un battaglione di cannoni d’assalto. La sua potenza di fuoco era comparabile ad una divisione corazzata tedesca ma la sua mobilità era molto più alta.

Vi rimandiamo all'articolo in cui potrete leggere il resoconto, estratto dal libro “Bomber, Jabos, Partisanen” di Heinrich Boucsein, di come è stato vissuto l’attacco Alleato dall’altra parte del fronte, dal punto di vista dei tedeschi.

Addestramento, logistica e tecnologia. Punti di forza e di debolezza.
Soldati della 10a Divisione da montagna in marcia di addestramentoOltre alla disponibilità di equipaggiamenti e rifornimenti, un’altra disparità era il livello di addestramento delle forze coinvolte nell’Operazione Encore.
La 10a Divisione da montagna era una delle divisioni meglio preparate dell’esercito americano, formata da personale qualificato, motivato e orgoglioso di essere in quella divisione. L’intenso addestramento sia nella guerra d’inverno che in quella in montagna rese esperti e in ottime condizioni fisiche sia i soldati che i sottufficiali che li avrebbero guidati. Molti soldati, che già da civili possedevano un alto grado di specializzazione, erano stati ulteriormente addestrati dai migliori esperti d’America ed in diversi casi anche i soldati semplici dimostrarono una forte propensione alla leadership. Un esempio dell’alto livello di preparazione raggiunto venne dato dai gruppi di soldati, scalatori e rocciatori, che predisposero, nei giorni immediatamente precedenti l’assalto, i percorsi che conducevano alla cima del crinale dei Monti della Riva, fissando, senza farsi scoprire dalle sentinelle tedesche, chiodi e funi lungo le ripide pareti di roccia. Le battaglie dell’Operazione Encore sono state il battesimo di fuoco per i soldati della 10a Divisione e in loro aiuto è andato l’alto livello di addestramento e la profonda conoscenza della dottrina della guerra in montagna. A differenza dei soldati tedeschi, che potevano rimanere in servizio di prima linea anche per mesi, nella 10a Divisione da montagna il comandante, Generale Heyes, aveva organizzato per le sue truppe, a livello di singoli battaglioni, dei periodi di riposo nelle retrovie che certamente incisero nel buon rendimento dei soldati sul campo di battaglia.

Soldati brasiliani a Borgo a MozzanoLa 1a Divisione di fanteria brasiliana, risalendo dall’alta toscana, era stata coinvolta in alcuni combattimenti ma essendo arrivata in Italia con un basso livello di addestramento era comunque lontana dagli standard della 10a Divisione da montagna americana.

Venne riequipaggiata e addestrata in vista della battaglia ma, pur migliorando, vi erano ancora carenze all’inizio delle battaglie durante le quali, spesso, il comandante della Força Expedicionária Brasileira, Generale João Batista Mascarenhas de Morais, inviava dei membri del suo staff a supervisionare le azioni delle sue unità. Le qualità dei soldati della Divisione si evidenziarono soprattutto nel morale alto, come descritto da tutti gli osservatori, dall’ansioso desiderio di fare la propria parte nella guerra, attaccando, a volte con incoscienza, anche sotto il pesante fuoco nemico e, soprattutto, nei rapporti, contraccambiati, di grande amicizia con la popolazione civile.

Le persone anziane ricordano ancora oggi i rapporti tra i brasiliani e le famiglie italiane per cui qualche soldato chiamava “mamma” la “zdaura”8 di casa. Coloro che al tempo erano poco più che ragazzini ricordano con gratitudine quanto i brasiliani distribuivano ai civili affamati, in termini di generi alimentari e cure mediche, da parte degli infermieri o medici sul campo.

Nell’esercito tedesco la situazione era esattamente opposta. La qualità dell’addestramento, che era sempre stato un punto di forza, già dalla seconda metà del 1944 era calata a livelli sempre più bassi, aggravata dalla qualità dei soldati inviati al fronte e dalla loro lunga permanenza in prima linea senza poter usufruire di brevi momenti di riposo nelle retrovie. A causa delle sconfitte sugli altri fronti, il Generale Kesselring dovette cedere ad altri fronti quattro divisioni. Le perdite sul fronte italiano erano state sensibili, molti uomini che componevano le varie unità erano anziani o convalescenti e molti di loro erano stati precedentemente addestrati per unità di retrovie.

Le notizie di sconfitte e ritirate dell’esercito tedesco, che giungevano dagli altri fronti, iniziavano a fiaccare il morale delle truppe. Nonostante le traversie, le sconfitte e le perdite subite, la grande forza delle unità tedesche, dal 1944 già molto ridotte in termini di effettivi, era ancora nella formidabile motivazione e preparazione degli ufficiali, nell’efficiente catena di comando e nell’altissimo livello di organizzazione. Questi fattori permisero ai tedeschi di sfruttare al massimo le ormai poche risorse, sia umane che materiali, che avevano disponibili e, difendendosi anche a causa della testardaggine del loro comandante in capo Adolf Hitler, prolungare, con abilità, la durata di una guerra il cui risultato finale, comunque, era già segnato sin dal 1943. La tecnologia

La tecnologia sul campo degli eserciti contrapposti era circa allo stesso livello. I tedeschi sfruttavano di più la potenza di fuoco della fanteria utilizzando le mitragliatrici leggere, che erano considerate le migliori al mondo, ma alcuni fattori messi in campo dagli Alleati mitigarono tali svantaggi. Per la prima volta nel teatro italiano venne utilizzata la spoletta VT8 che permetteva all’artiglieria di sparare senza aggiustamenti fini del tiro e, per le scalate verso la cima dei Monti della Riva, furono utilizzate nuove cime in nylon, decisamente più leggere di quelle in corda utilizzate sino ad allora.

La logistica
Per l’esercito tedesco la logistica dei rifornimenti era un grande problema a causa della eccezionale campagna di interdizione aerea strategica e tattica condotta dalle forze aeree Alleate sulle vie di comunicazione utilizzate dai tedeschi, dal Passo del Brennero, lungo le strade e i ponti della Pianura Padana, sino agli Appennini. Gli aerei Alleati erano onnipresenti in cielo per bombardare e mitragliare qualsiasi movimento di truppe e mezzi, spesso a discapito dei civili che subirono pesanti perdite in termine di vite e di interi paesi distrutti. La pratica tedesca di fare affidamento sulle risorse di cibo e acqua da reperire localmente, spesso razziando bestiame e granaglie dalla fattorie civili, mitigava gli effetti delle campagne di interdizione Alleate ma in riferimento alla disponibilità di munizioni, la situazione era estremamente critica soprattutto per l’artiglieria tanto che divenne necessario, per alcuni periodi, proibire temporaneamente il fuoco di disturbo dell’artiglieria ed utilizzare le munizioni solo in caso di attacchi in forze da parte del nemico. La scarsità di carburante rese quasi impossibile lo spostamento delle riserve operative sul campo e, insieme alla mancanza di aerei, la possibilità della ricognizione aerea in profondità nelle linee nemiche per valutarne la forza e la disponibilità di mezzi e uomini. La situazione era talmente critica che nei primi mesi del 1945 la capacità da parte del Gruppo di Armate C di mantenere una linea ininterrotta sugli Appennini o, alla peggio, di organizzare una ordinata ritirata strategica era fortemente in dubbio tanto che il Generale Kesselring chiese a Hitler una maggior flessibilità strategica ovvero di potersi ritirare dal nord Italia occupando posizioni più difendibili sulle le Alpi (Operazione Herbstnebel), senza la pressione dell’offensiva Alleata prevista per la primavera del 1945. Giustificandosi con il fatto che tale strategia sarebbe stata dannosa per il morale delle truppe Hitler vietò al generale di mettere in atto tale strategia decretando così la sentenza di morte per il Gruppo di Armate tedesco in Italia.

Il duro inverno del 1944-1945Il più grande problema degli ufficiali addetti ai rifornimenti dell’esercito Alleato era la necessità di avere un costante e preciso aggiornamento delle posizioni delle unità avanzate in modo da garantirne un continuo e puntuale rifornimento in riferimento alle specifiche necessità di ogni unità combattente. Parimenti preoccupavano, durante i periodi piovosi, le condizioni di intransitabilità delle strade, il cui fondo si trasformava in fango che spesso arrivava oltre il mozzo delle ruote di camion e jeep. Non vi furono mai grandi problemi di rifornimenti di cibo, equipaggiamento e munizioni. In entrambi gli eserciti il livello di comando e controllo sulle loro forze era adeguato, in generale gli ordini alle unità e i rapporti che da queste ultime venivano inoltrati verso i rispettivi comandi erano in tempo reale anche se la 1a Divisione di fanteria brasiliana incontrò problemi di comunicazione tra le diverse unità. Grazie al servizio di decrittazione dei messaggi tedeschi, denominato ULTRA, gli Alleati, a livello strategico, erano in grado di conoscere la disposizione e le intenzioni delle forze tedesche. A livello tattico gli Alleati riuscirono ad avere preventivamente un quadro chiaro della disposizione delle forze tedesche con una combinazione di ricognizione aerea, pattugliamenti aggressivi e informazioni fornite da partigiani e civili. A livello tattico, il 14° Gruppo di Armate tedesco occupava le cime dei monti che sovrastavano la strada statale 64 e le postazioni Alleate ad est della vallata, conseguendo tre vantaggi critici: il primo era quello di potere vedere tutti i movimenti delle forze alleate in preparazione dell’offensiva, arrivando a poterne prevedere i tempi e le località interessate; il secondo vantaggio era che quelle cime e crinali erano a cavallo delle strade statali 64 e 65 che conducevano a Bologna e verso la Pianura Padana; il terzo vantaggio era che tali terreni montagnosi favorivano chi difendeva ed erano difficili da conquistare per chi attaccava.

LE FASI DELL’OPERAZIONE ENCORE

L’operazione Encore venne divisa in due fasi: la prima, tra il 18 ed il 25 febbraio 1945, aveva come obbiettivo il crinale dal Monte Belvedere a Monte della Torraccia, per la 10a Divisione da montagna, e la conquista di Monte Castello da parte della 1a Divisione di fanteria brasiliana; la seconda fase, tra l’1 ed il 5 marzo 1945, prevedeva la conquista delle cime dei monti a nord e nord-est del paese di Castel d’Aiano, da parte della 10a Divisione da montagna, e la conquista del caposaldo di Torre di Nerone e del paese di Castelnuovo, che dominava la strada statale 64, da parte della 1a Divisione di fanteria brasiliana.

Fase I – La disposizione iniziale delle forze
La 10a Divisione da montagna era posizionata sul fianco sinistro del IV° Corpo d’Armata con la maggior parte delle truppe dietro Lizzano in Belvedere e un’altra parte nella vallata del fiume Silla vicino alla sua confluenza nel fiume Reno. La 1a Divisione di fanteria brasiliana era posizionata sul fianco destro del IV° Corpo, nella valle del fiume Reno, presso il paese di Porretta Terme, e alla base di Monte Castello, nel territorio del paese di Gaggio Montano.
Di fronte ai soldati americani, sul crinale dei monti della Riva e sul quello tra Monte Belvedere e Monte della Torraccia, vi erano soldati tedeschi sia della 232a Divisione di fanteria che della 114a Divisione Jäger, di fronte ai brasiliani vi erano solo soldati tedeschi di quest’ultima divisione.

L’attacco ai monti della Riva
Il 18 febbraio 1945, verso il tramonto, l’artiglieria di Corpo d’Armata, al fine di non insospettire il nemico, iniziò l’usuale fuoco verso le postazioni tedesche.
Alle 19:30 venne lanciato l’attacco preliminare al crinale dei Monti della Riva che servì a mettere in sicurezza il fianco sinistro della 10a Divisione da montagna durante l’attacco a Monte Belvedere che ebbe luogo il giorno seguente da parte dell’85° ed 87° Reggimento. In silenzio e al buio gli esperti rocciatori di alcune compagnie appartenenti al 1° Battaglione dell’86° Reggimento iniziano l’arrampicata lungo i ripidi contrafforti dei cinque sentieri, alcuni precedentemente predisposti con chiodi e corde, che li porteranno a cogliere completamente di sorpresa i soldati tedeschi del 1044° Reggimento granatieri, mentre stavano per essere rilevati dal 232° Battaglione fucilieri.

Il 19 febbraio, mentre i soldati americani respingevano i vari contrattacchi dei tedeschi alle loro postazioni sul crinale dei Monti della Riva, vi venivano anche trasportate e piazzate quattro mitragliatrici calibro .50 e un obice da 75 mm per supportare l’attacco principale che di lì a poche ore avrebbe interessato il Monte Belvedere. Alla battaglia dei Monti della Riva, che è stata il battesimo del fuoco per soldati della 10a Divisione da montagna, abbiamo dedicato un'altro articolo tratto della relazione THE RIVA RIDGE OPERATION, redatta dal tenente colonnello Henry J. Hampton comandante del 1° Battaglione dell’86° Reggimento.

L’attacco a Monte Belvedere e Monte della Torraccia.
Con il fianco sinistro in sicurezza le altre unità della divisione iniziarono a raggiungere le linee di partenza per il successivo attacco. L’87° Reggimento di dispiegò sul lato a nord ovest di Monte Belvedere, l’85° Reggimento si posizionò alla base del Monte per un attacco frontale che avrebbe interessato anche il Monte Gorgolesco, il 3° Battaglione dell’86° Reggimento si stabilì sul fianco destro, a est del Monte Belvedere, con il compito di occupare il villaggio di Mazzancana.

L’attacco iniziò alle 23 del 19 febbraio 1945 senza che avesse luogo alcun fuoco di preparazione dell’artiglieria, con la speranza di assicurarsi la sorpresa tattica dell’assalto notturno. Sulla sinistra del Monte il 1° e 2° Battaglione dell’87° Reggimento attraversarono la linea di partenza lungo la strada all’altezza del paese di Querciola. Il 1° Battaglione si diresse subito su per il pendio verso il Belvedere a nord del villaggio di Valpiana. Le truppe di testa avanzarono per circa 700 metri prima di incontrare i primi avamposti tedeschi da cui alcuni gruppi di soldati opposero una debole resistenza. Le postazioni consistevano in nidi di mitragliatrici, case fortificate e bunker che andavano dalla sommità del Monte Belvedere, lungo il fianco ad est, sino al paese di Rocca Corneta attorno al quale erano presenti consistenti campi di mine anti-carro ed anti-uomo. Alcune di queste causarono alcune vittime tra i partigiani che stavano indicando agli americani le migliori strade per avanzare. Verso le 03:00 del mattino del 20 febbraio, dopo avere oltrepassato il paese di Corona, il 1° Battaglione raggiunse le pendici di Monte Belvedere, dopo avere superato una modesta resistenza, iniziando a rastrellare uno sperone della cresta principale rivolto a nord, verso Valpiana. Nel frattempo il 2° Battaglione aveva aggirato il paese di Corona dopo essere passato attraverso un campo minato, i cui ordigni si erano fortunatamente scoperti a causa dello scioglimento della neve, e attaccò il villaggio di Polla la cui conquista rese indifendibili, da parte dei tedeschi, le postazioni lungo la linea tra Polla e Pizzo di Campiano. I contrattacchi di due compagnie del 1° Battaglione del 1044° Reggimento granatieri, lanciati contro le forze americane verso le 04:00 del mattino, avevano causato forti perdite tra i soldati tedeschi. Durante il giorno le posizioni raggiunte dal reggimento vennero rafforzate e riorganizzate grazie anche all’entrata in linea del 3° Battaglione dell’87° Reggimento che era rimasto in riserva.

Al centro del fronte il 3° Battaglione dell’85° Reggimento scalò frontalmente le pendici del Monte Belvedere mentre il 1° Battaglione saliva verso la cima di Monte Gorgolesco. Verso le 01:00 di notte del 20 febbraio il 3° Battaglione incontrò la prima resistenza tedesca a circa 250 metri dalla cima. Alle 6:00 del mattino i due battaglioni avevano raggiunto le rispettive cime ed occupato il crinale tra Monte Belvedere e Monte Gorgolesco, accolti da un pesante e intenso fuoco di sbarramento da parte dei mortai. L’artiglieria tedesca aveva ridotto la sua attività a causa del pianificato fuoco di contro-batteria dei cannoni americani sia reggimentali che di corpo. Verso le 18:00 il 2° Battaglione dell’85° Reggimento passò attraverso le linee del 1° Battaglione proseguendone l’avanzata lungo il crinale verso Monte della Torraccia incontrando un crescente fuoco di mortai ed armi leggere.

Il 3° Battaglione dell’86° Reggimento aveva incontrato un scarsa resistenza nell’appoggiare i battaglioni dell’85° Reggimento che stavano avanzando. Dopo avere occupato il villaggio di Mazzancana, la mattina del 20 febbraio, aveva stabilito delle posizioni difensive a circa metà strada su una sella che si trovava sulla pendice a sud-est del monte da cui aveva respinto alcuni contrattacchi dei soldati tedeschi. Verso la fine del giorno le unità della 10a Divisione da montagna avevano messo in sicurezza l’area di Monte Belvedere ed iniziato l’avanzata verso Monte della Torraccia.

Le operazioni di supporto aereo, iniziate il 20 febbraio, furono dirette, in primo luogo, verso le postazioni di artiglieria, posizionate subito dietro le prime linee tedesche, per prendere poi di mira i posti di comando. Il supporto aereo fu particolarmente d’aiuto alle unità dell’85° Reggimento, durante il loro attacco frontale alle difese tedesche di Monte Belvedere. Il contributo dell’artiglieria fu fondamentale anche in appoggio ai brasiliani.

Il 21 febbraio le unità avanzate dell’87° e dell’85° Reggimento respinsero alcuni contrattacchi tedeschi, continuando il loro attacco verso nord-est. All’inizio della prima fase dell’attacco l’opposizione nemica era disorganizzata a causa della veloce avanzata delle unità della 10a Divisione, che non permetteva ai soldati tedeschi di riorganizzare le proprie file, e della sovrastante potenza di fuoco Alleata. Gli attacchi dei soldati americani furono compiuti di notte, senza supporto di artiglieria e, in alcuni casi, all’arma bianca e granate.

L’attacco all’obbiettivo finale della prima fase, il Monte della Torraccia, iniziò invece nella mattina del 21 febbraio da parte del 2° Battaglione dell’85° Reggimento. A causa dei continui e forti contrattacchi anche da parte di unità fresche fatte affluire in zona dai tedeschi, quali il 741° Reggimento di fanteria appartenente alla 114a Divisione Jäger, l’avanzata subì una battuta di arresto, la battaglia divenne cruenta per i due giorni a seguire e le perdite divennero tanto consistenti che solo nella mattina del 24 febbraio il Monte della Torraccia venne conquistato e messo in sicurezza da parte dei soldati del 3° Battaglione dell’86° Reggimento che era subentrato nell’attacco passando attraverso le posizioni del 2° Battaglione dell’85° Reggimento.

Nel frattempo erano proseguiti i tentativi dei tedeschi per riconquistare il crinale strategico dei monti della Riva ma i loro contrattacchi erano stati sistematicamente respinti. La battaglia per il possesso del crinale si prolungò per alcuni giorni. Già nel pomeriggio del 21 febbraio la Compagnia D del 126° Battaglione da montagna del genio aveva installato una “funivia” la cui lunghezza era di circa 500 metri e il cui sito di arrivo si trovava su una quota lungo il pendio che saliva a Monte Cappel Buso. La “funivia” permise di inviare rifornimenti e munizioni alle unità che combattevano sul crinale ma, soprattutto, di evacuare i feriti in tempi estremamente più ridotti del trasporto con i muli, lungo i sentieri in pendio. 

L’attacco a Monte Castello e il contributo dei soldati brasiliani.
Postazione brasiliana sul fronte di Monte CastelloMentre gli americani si trovavano lungo il crinale poco oltre la chiesa di Ronchidoso, in vista di Monte della Torraccia, i soldati della 1a Divisione di fanteria brasiliana, preceduti da 15 minuti di bombardamento da parte dell’artiglieria reggimentale e di un battaglione del IV° Corpo, diedero il via all’attacco alle postazioni tedesche di Monte Castello. Alle 5:30 del 21 febbraio il 1° e 3° Battaglione del 1° Reggimento di fanteria brasiliano, con il supporto tattico dei P-47 della Brazilian Air Force, attaccò il monte, partendo dalle postazioni attorno al villaggio di Mazzancana, conquistandone la cima attorno a mezzogiorno. I tedeschi si ritirarono rapidamente riconoscendo il rischio di poter essere circondati o per lo meno isolati dalle unità americane che avanzavano sul fianco destro. Monte Castello venne messo in sicurezza al tramonto di quello stesso giorno. Il 24 febbraio, dopo la presa del Monte della Torraccia ed il consolidamento della difesa da parte degli americani, la 1a Divisione brasiliana, procedendo nell’avanzata in parallelo alle unità della 10a Divisione da montagna, riprese l’attacco verso il villaggio di Bellavista catturandolo sotto il fuoco pesante di mitragliatrici tedesche. La linea di difesa tedesca tra la località La Serra e Quota 958 cadde il 25 febbraio quando una serie di trinceramenti tedeschi furono conquistati dai soldati brasiliani alla baionetta e granate.

Fase II – La disposizione iniziale delle forze
Il varco di accesso alla zona di Punchboard HillDopo alcuni giorni di pausa, consolidamento e riposizionamento la mattina del 3 marzo 1945 il 1° e 2° Battaglione dell’86° Reggimento erano schierati a est e ad ovest del Monte della Torraccia e il 3° Battaglione dell’87° Reggimento sulla quota ad est del Fosso del Malandrone, che verrà chiamata dagli americani “punchboard hill”. Di fronte alle unità americane erano schierati i reggimenti 1043 e 1045 della 232a Divisione di fanteria tedesca ed elementi della 114a Divisione Jäger rinforzati dal Battaglione Mittenwald. Alla fine di febbraio due reggimenti della 1a Divisione brasiliana erano schierati alla destra della 10a Divisione da montagna, dispiegati tra le postazioni del 3° Battaglione dell’87° Reggimento su “punchboard hill” e la strada statale 64. L’11° Reggimento brasiliano a contatto con il 3° Battaglione dell’87° e il 6° a destra, verso la strada statale. Il 1° Reggimento brasiliano e un battaglione dell’11° Reggimento brasiliano avevano rilevato le unità della 10a Divisione nella zona del Monte della Torraccia per permettere il posizionamento delle unità americane lungo il “corridoio della 10a”, per l’inizio della IIa Fase.

Le mosse iniziali
Tra il 26 febbraio ed l’1 marzo tutte le unità del IV° Corpo consolidarono le posizioni raggiunte conducendo pattugliamenti aggressivi. Le forti perdite subite dalla 232a e 114a Divisione sul crinale tra Monte Belvedere e Monte della Torraccia avevano reso critica la posizione delle difese tedesche nell’area.
La notte del 25 febbraio i tedeschi effettuarono un contrattacco alle postazioni americane di Monte della Torraccia. Preceduti da circa mille colpi dell’artiglieria i soldati del Battaglione Mittenwald attaccarono i battaglioni dell’85° e 86° Reggimento della 10a Divisione da montagna. Alle 04:30 del 26 febbraio l’attacco era stato respinto ma l’artiglieria tedesca continuò il bombardamento, sia sulle linee americane che su quelle brasiliane, per l’intero giorno e quello successivo.

L’avanzata verso le posizioni in vista dell’Offensiva di Primavera
L’obbiettivo della IIa fase dell’Operazione Encore era di raggiungere i crinali sovrastanti il paese di Castel d’Aiano e quelli che si allungavano verso la strada statale 64, a sud della città di Vergato. Queste nuove posizioni, una volta consolidate e rifornite di munizioni ed equipaggiamento avrebbero fornito il trampolino di lancio dell’assalto verso la Pianura Padana. Originariamente programmata per l’1 marzo la seconda fase venne posticipata alle 8:00 del 3 marzo a causa delle condizioni atmosferiche. L’artiglieria iniziò il bombardamento sulle postazioni tedesche alle 6:30 del mattino; il cielo sopra di esse iniziò a riempirsi di scoppi dovuti all’utilizzo intensivo delle spolette VT. L’86° Reggimento aveva come obbiettivi Monte Terminale, Jola, Sassomolare attestandosi infine su Monte Grande d’Aiano. L’87° Reggimento aveva come obbiettivi Monte delle Vedette, Pietracolora, Madonna di Brasa sino a Castel d’Aiano. L’85° Reggimento, che all’inizio dell’attacco era in riserva, si occupò di conquistare Monte della Spe e Monte della Castellana, due quote che sovrastavano il paese di Castel d’Aiano a nord. Ancora più a destra del fronte l’obbiettivo del 10a Battaglione anti-carro era il Monte Valbura mentre quello della 10a Truppe Ricognizione era l’adiacente Monte Finocchia a quota 715 metri. Le unità brasiliane avanzarono sui pendii a ovest della statale 64, verso i paesi di Castelnuovo e Affrico.

Mentre il 2° Battaglione aggirava il pendio ad est di Monte Terminale, superando il fuoco di armi leggere e campi minati, il 1° Battaglione ne aggirava quello ad ovest, subito rilevato dal 3° Battaglione, proseguendo l’avanzata. Nella sua avanzata il 2° Battaglione incontrò una forte resistenza nel villaggio di Jola, ai piedi di Monte Terminale verso nord, dove i tedeschi si erano barricati trasformando ogni casa in piccoli fortini e dove vennero uccisi in azione alcuni soldati americani tra cui il sergente Tokle, campione olimpionico di salto sugli sci, e John Parker Compton, figlio di un noto avvocato di New York. I caccia carri del 701° Tank Destroyer fornirono un importante supporto ravvicinato al 2° Battaglione dell’86° Reggimento durante i combattimenti per Jola. Alla fine dei combattimenti, verso il tramonto del 3 marzo 1945, vennero fatti prigionieri la maggior parte degli ufficiali e dello staff del quartier generale del 2° Battaglione del 721° Reggimento di fanteria tedesco. I battaglioni dell’87° Reggimento erano avanzati fino a raggiungere verso mezzogiorno il paese di Pietracolora dove istituirono posti di blocco. I tedeschi si ritiravano di crinale in crinale e non riuscivano più ad organizzare dei contrattacchi come nella Ia fase dell’Operazione Encore o come indicava la loro tattica sui campi di battaglia.

L’inizio dell’offensiva della IIa fase aveva colto i tedeschi mentre il 721° Reggimento di fanteria stava rilevando il 1043° Reggimento Granatieri. A ciò andava sommato l’uso estensivo dell’artiglieria e il supporto aereo diretto da “Rover Joe” che interdiva ogni movimento di truppe anche di rinforzo alle divisioni tedesche in prima linea. Dopo il consolidamento delle posizioni, l’avanzata riprese la mattina del 4 marzo quando la luce del giorno permetteva di massimizzare l’uso della forza aerea. Il 1° Battaglione dell’86° Reggimento, dopo avere occupato il villaggio di Sassomolare verso le 11:00 del mattino, alle 13:15 iniziò l’attacco a Monte Grande d’Aiano, obbiettivo reggimentale finale, ed in due ore ebbe ragione della resistenza tedesca. Per l’87° Reggimento i progressi furono più lenti.

Il 1° Battaglione attaccò Monte Acidola, sopra il paese di Pietracolora, mentre il 2° Battaglione attaccò il villaggio di Madonna di Brasa. Entrambi gli obbiettivi vennero messi in sicurezza verso le 16:00 mentre il 3° Battaglione attaccava Monte della Croce, adiacente a Monte Acidola. Alle 19:40 iniziò l’attacco a Castel d’Aiano da parte del 1° Battaglione dell’87° Reggimento con l’avanguardia dei carri armati. Il 5 marzo a due battaglioni dell’85° Reggimento, sino ad allora rimasto in riserva, venne ordinato di prendere Monte della Spe, una quota che dominava il paese di Castel d’Aiano e buona parte della strada su cui erano avanzate le forze americane e brasiliane.

Il 1° Battaglione attaccò direttamente il monte mentre il 2° Battaglione si diresse verso l’adiacente Monte della Castellana, a nord-est. Senza supporto aereo, a causa del cattivo tempo, le perdite nelle file degli americani furono consistenti. Il fuoco di artiglieria e mortai tedeschi verso il 2° Battaglione era così intenso che dovette ritirarsi dal primo attacco, riorganizzarsi e portare il secondo attacco da una direzione diversa. Questo era il segnale che la difesa tedesca si stava irrigidendo. Il Generale Kesselring, con l’incertezza di determinare quali erano i piani e le intenzioni degli alleati sull’intero fronte emiliano-romagnolo, non ebbe altra scelta che fare affluire in zona le sue riserve strategiche: alcuni elementi della 29a Divisione Panzer Granadier. Fu il 15° Reggimento di quest’ultima divisione a condurre quattro contrattacchi contro le unità della 10a Divisione. Tutti falliti.

La 10a Divisione da montagna aveva così raggiunto le posizione che sarebbero state il trampolino per l’Offensiva di Primavera: l’Operazione Grapeshot che avrebbe aperto la strada verso la Pianura Padana.

L’azione dei soldati brasiliani.
L’avanzata della 1a Divisione di fanteria brasiliana, sulla destra della 10a Divisione da montagna, era strettamente coordinata con l’avanzata di quest’ultima. Il 2° Battaglione dell’11° Reggimento di fanteria brasiliana era permanentemente a contatto con le unità americane. Le unità brasiliane tenevano al sicuro il fianco destro fino alla S.S. 64, si occupavano del rastrellamento delle forze nemiche e subentravano agli obbiettivi una volta conquistati dalla 10a Divisione da montagna, permettendo alla stessa di continuare l’avanzata.

L’obbiettivo principale del 1° Reggimento brasiliano era quello di attaccare e conquistare il villaggio di Castelnuovo, mentre quello dell’11° Reggimento brasiliano era quello di occuparne la zona a nord est e avanzare verso il villaggio di Affrico. Entrambi gli attacchi iniziarono alle ore 8:00 del 5 marzo ed erano coordinati con gli attacchi dell’85° Reggimento della 10a Divisione da montagna che stava attaccando il Monte della Spe. Alle 19:10 il villaggio di Castelnuovo venne occupato dai brasiliani mentre elementi dell’11° Reggimento di fanteria brasiliana raggiungevano posizioni in vista del paese di Vergato.

Il 7 Marzo 1945 ebbe così termineMappa schieramento fine Operazione Encore l’Operazione Encore. Le unità del IV° Corpo erano giunte alle posizioni che avrebbero consolidato nei giorni sino al 14 aprile 1945 e da cui sarebbero ripartite per l’assalto finale alle difese tedesche nel nord Italia. La prima linea Alleata si sviluppava partendo dal versante ovest del Monte della Torraccia verso i villaggi di Monteforte e Jola, sopra il paese di Maserno in provincia di Modena per proseguire verso il villaggio di Sassomolare, Monte Grande d’Aiano, Monte Nuvoleti a quota 813, Monte della Spe, Monte della Castellana, Monte Valbura, Torre di Nerone ed il villaggio di Castelnuovo, che domina la strada statale 64, in provincia di Bologna.