ATTACCO A MONTE BELVEDERE1

Il ‘D’ Day per l’attacco contro il Monte Belvedere ed il Crinale del Monte della Torraccia era fissato per il 19 febbraio ma il grande piano al quale partecipò questo battaglione venne messo in atto già il 18 febbraio, o “D”-1. La parte preliminare all’attacco principale era diretta contro Pizzo Di Campiano ed il Crinale di Monte Serrasiccia, allo scopo sia di sbilanciare le difese nemiche sia di guadagnare le alture da cui osservare il successivo attacco contro il Belvedere stesso.

Le truppe della 10a Divisione da montagna, in collaborazione con le forze brasiliane della 1a Divisione di fanteria, F.E.B.2, portarono avanti l’offensiva principale ma l’azione del “D”-1 venne condotta esclusivamente dall’86° Reggimento appartenente alla 10a Divisione da montagna. In entrambi i periodi tutti i reparti a supporto della fanteria erano sotto il comando diretto del Quartier Generale del 751° Battaglione Carri. Durante il “D”-1, un plotone di carri armati medi3 con cannoni da 76 mm, più un plotone di Caccia Carri della Compagnia “A” del 701° Battaglione TD4, formarono il supporto di fuoco per le truppe di fanteria che assalivano la zona di Monte Mancinello e Pizzo di Campiano.

I carri armati erano posizionati a L482142 [La Cà], L473138 [Tra Torlaino e Poggiolforato] e L471133 [a sud di Poggiolforato verso Castellina]; i TD a L493141 [a metà strada tra Vidiciatico e La Cà] e L488152 [sulla strada tra Vidiciatico e Farnè all’altezza di C. Vescovo]. Al termine della missione il plotone di TD rimase in quella zona ma il plotone di carri armati tornò sotto il controllo della sua compagnia principale (Compagnia “B” del 751° Battaglione Carri), per prepararsi a supportare l’attacco di fanteria in programma il mattino dopo contro il Monte Belvedere. Oltre all’intera forza del battaglione dei carri armati, la Compagnia “A”, facente parte del 701° Battaglione TD, venne posta sotto il comando di questo Quartier Generale per integrare il ruolo di supporto che i carri armati avrebbero dovuto assumere.

Per l’azione del “D” Day tutta la forza corazzata era stata suddivisa in cinque diverse “forze”, ognuna delle quali doveva essere impiegata in un diverso settore del fronte e in supporto a diversi elementi della fanteria. La “Forza Froman”, al comando del 1° tenente Floyd N. Froman, della Compagnia “B” del 751° Battaglione carri armati, consisteva in due plotoni di carri armati medi della Compagnia “B” e un plotone di carri armati leggeri provenienti dalla Compagnia “D” del 751° Carri Armati. Questa forza doveva sostenere l’attacco dell’87° Reggimento da montagna consentendo al plotone di carri medi ed al plotone di carri leggeri di essere usati per sparare sulla linea C. Florio (L505174), C. Valle (L502178), Polla (L508176), mentre l’altro plotone di carri medi era tenuto in riserva, da utilizzare quando la fanteria si fosse mossa verso Valpiana (L518183).
Questo plotone di riserva di carri armati medi era lo stesso plotone che aveva sostenuto l’assalto su Pizzo di Campiano e si era trasferito in posizioni nelle vicinanze di L471141 - L472137 per prepararsi alla sua nuova missione. Allo stesso tempo, il 3° Plotone della Compagnia “B” si era mosso in posizioni di fuoco a L508166 [a sud di Polla], da dove si potevano ottenere sufficienti campi di fuoco per fornire un supporto adeguato alla fanteria in avanzata. Il 1° Plotone della Compagnia “D” del 751°Battaglione Carri, il plotone di carri armati leggeri aggregati alla Forza Froman, era di stanza nei pressi di Querciola (L512162) per fungere da postazione avanzata fino al momento in cui l’attacco vi si sarebbe mosso attraverso.
La seconda forza, sotto il comando del 1° tenete Thomas J. Murphy della Compagnia “D”, composta dal 2° Plotone di carri armati medi della Compagnia “B” e il 3° Plotone di carri armati leggeri della Compagnia “D”, supportava l’attacco dell’85° Reggimento da montagna nella sua avanzata attraverso l’altopiano dal Monte Belvedere (L523177) verso il Monte della Torraccia (L558203). Questi plotoni si radunarono nelle vicinanze di Querciola ma si spostarono con l’avanzata della fanteria a L520170 [ai piedi di Monte Belvedere tra Polla e il crinale di Santa Filomena], durante i progressi verso la vetta del Monte Belvedere, il primo giorno dell’attacco.
Una terza forza era composta dal 1° e dal 3° Plotone della Compagnia “C”. Il 751° Battaglione di carri armati e il 2° Plotone della Compagnia “D”, comandata dal capitano Alan R. Guttridge, era posta a supporto dell’86° Reggimento da montagna per sparare, su ordine di quel Quartier Generale di battaglione, su posizioni lungo il crinale tra Monte Belvedere e Monte Castello. Il 1° Plotone era in posizioni di fuoco a L565158 [nei pressi di Cà Naldi a sud di Gaggio Montano], il 3° Plotone a L548167 [periferia ovest di Gaggio Montano] e il 2° Plotone della Compagnia “D” a L546182 [sul crinale poco a est di Rochidoso].
La quarta e la quinta forza erano entrambe sotto il controllo operativo del capitano Lee E. Neville della Compagnia “A”, ma il quarto era comandato direttamente dal capitano Ira P. Harrington di questo battaglione ed era composto dal 2° Plotone della Compagnia “C” e un plotone di TD del 701° Battaglione TD. La missione di questo gruppo era di sostenere l’attacco della 1a Divisione di fanteria brasiliana (B.E.F.) contro il Monte Castello (L567192) dalla posizione di fuoco a Bombiana (L585183). La quinta forza era composta dai tre plotoni di carri armati della Compagnia “A” con la stessa missione del quarto gruppo, ma sparando da Riola (L650198). Tutte le armi d’assalto del battaglione, riunite in un solo plotone e comandate dal 1° tenente Joseph W. Lengyel, erano utilizzate nel ruolo di artiglieria a L611166 [sul greto del fiume Reno a circa metà strada tra Silla e Marano], sotto la direzione del 424° Gruppo Artiglieria da campo. Il plotone dei mortai non era impiegato come una unità.

Tali erano le posizioni di tutte le unità assegnate ed aggregate a questo battaglione all’ora H del “D” Day il 19 febbraio 1945.

Mentre l’attacco avanzava nel settore di sinistra, il 3° Plotone della Compagnia “B” e il 1° Plotone della Compagnia “D” rimasero nelle loro posizioni di supporto precedentemente selezionate.
Tuttavia, il 20 febbraio, il 1° Plotone della Compagnia “B” venne spostato attraverso Corona verso Valpiana (L519983) per rinforzare le truppe di fanteria che occupavano quest’ultimo paese. Durante questo movimento, il plotone incontrò vasti campi minati nelle vicinanze di Corona. Sebbene una tale situazione fosse stata contemplata e i genieri avessero effettuato una verifica prima dell’inizio dell’avanzata dei carri armati, era impossibile rilevare e rimuovere tutte le mine. Il risultato fu che due carri armati del 1° Plotone rimasero danneggiati. Quando la strada venne sufficientemente bonificata per permettere ai carri armati di continuare ad avanzare, il plotone si recò a Valpiana, occupò una buona posizione difensiva e aiutò la fanteria a consolidare il terreno appena conquistato.
All’immediata destra di questo settore, la Forza Murphy era ridotta a un plotone di carri armati medi, il 2° Plotone della Compagnia “B”. Il 3° Plotone della Compagnia “D”, originariamente parte di questo gruppo, venne trasferito sotto il controllo della Forza Guttridge il 20 febbraio e spostato nelle vicinanze di Gaggio Montano (L551167). Lo stesso cambiamento venne fatto nella situazione del 1° Plotone della Compagnia “D”, quando, dopo l’inizio dell’attacco, venne rimosso dal controllo della Forza Froman. Mentre il 2° Plotone della Compagnia “B” risaliva le pendici del Monte Belvedere, la sua avanzata era gravemente ostacolata dalle mine ancor più fittamente collocate di quelle trovate nella zona di Corona.
Il carro armato del comandante del plotone rimase completamente distrutto ma il plotone riuscì a prendere il sopravvento sulla montagna ed arrivò in posizione ad est della cima a 212200A, in punti immediatamente dietro le postazioni della prima linea di fanteria.
Mentre l’86° Reggimento da montagna progrediva nel suo attacco sul crinale dal Monte Belvedere al Monte Castello, alla Forza Guttridge venne comandato di spostarsi dalle sue posizioni di fuoco originali, verso la Cappella di Ronchidoso (L544186). E’ stato necessario un grande lavoro da parte dei genieri della 10a Divisione da montagna ma, con il loro aiuto, i veicoli riuscirono in una missione apparentemente senza speranza. Il contatto con la fanteria avvenne in anticipo e i carri armati rafforzarono le posizioni avanzate contro gli inevitabili contrattacchi. Le Forze Harrington e Neville non presero parte alle fasi iniziali dell’attacco.

La 1a Divisione di fanteria, BEF, non lanciò la sua avanzata finché le unità americane non raggiunsero la collina 1053 (L548189) [a circa metà strada sul crinale tra Ronchidoso e Monte della Torraccia]. Quindi entrambi questi gruppi corazzati erano pronti al fuoco difensivo in caso di contrattacco e ad ingaggiare bersagli di opportunità su chiamata o osservazione.
Quando le truppe brasiliane occuparono Monte Castello, il 2° Plotone della Compagnia “C” si spostò dalla sua posizione da Bombiana verso l’Abetaia (L577190) per fungere da blocco stradale contro un possibile contrattacco. Così facendo, un carro armato colpì una mina e rimase parzialmente danneggiato. In questa azione, i carristi di questo plotone vennero accreditati della cattura di sei prigionieri.

Per tutto il tempo dell’azione intrapresa da queste cinque forze corazzate, i principali ostacoli all’avanzata si rivelarono essere le mine. In considerazione del fatto che il nemico aveva avuto almeno tre mesi per preparare le sue posizioni difensive, aveva organizzato accuratamente il suo terreno. Nelle vicinanze di Corona e del Monte Belvedere, mine a scatola, Teller e Toff erano posate con un’intelligenza diabolica raramente incontrata da questa unità. Inoltre, attraversando le alture del crinale, le mine antiuomo fissate con picchetti erano piazzate con uno schema così intricato che l’avanzata della fanteria era praticamente impossibile senza ricorrere costantemente a tubi Bangalore e altre demolizioni necessarie per sgomberare un sentiero di avanzata. In molti casi queste mine a picchetto erano piazzate a intervalli di soli un metro e mezzo.
Nel settore destro, cioè attorno all’Abetaia, è stata incontrata, per la prima volta da questo battaglione, una variazione della mina Toff composta interamente da cartapesta pressata e vetro, con solo un piccolo pezzo di metallo usato come spoletta.

Dopo aver preso le posizioni a loro assegnate lungo la cresta sull’altura del Belvedere, i carristi sfruttarono al massimo il loro eccellente punto di osservazione e fornirono splendidi resoconti delle loro azioni e delle loro armi. Oltre ad effettuare innumerevoli missioni di fuoco, grazie all’osservazione del personale nemico e dei suoi movimenti, vennero accreditati di avere silenziato una batteria di 88 e della distruzione di due carri armati Mark IV identificati. §

A volte venivano rilevati bersagli che non potevano essere raggiunti dalle armi disponibili sui carri armati; così il personale dei carri armati assunse il ruolo di osservatore, aggiustando il fuoco dell’artiglieria che provocò la distruzione di molto materiale nemico.

Un soldato della 10a Divisione da montagna comunica con un ricetrasmettitore SCR300Le comunicazioni durante l’operazione seguirono la procedura di routine all’interno della rete [di comunicazioni] del battaglione, ma era imperativo che i vari gruppi corazzati mantenessero un contatto costante con le truppe di fanteria che stavano sostenendo. Ciò richiese l’impiego degli SCR 3005, al fine di trovare una frequenza comune tra la fanteria e i carri armati. Solo di recente è stata autorizzata la dotazione alle unità carri di questi SCR 300. Precedentemente, disponendo solo degli standard SCR 5086, 528 o 538, le unità carri erano seriamente svantaggiate dalla mancanza di comunicazioni tra fanteria e carri armati.
Anche se era stato impossibile ottenere l’intero contingente di SCR 300 autorizzato per il battaglione, i pochi con cui erano equipaggiate le compagnie di carri armati si dimostrarono di valore inestimabile. Nel momento in cui riceveremo la dotazione completa, ci sarà un numero sufficiente di apparecchi per fornirne sette per ciascuna delle quattro compagnie in linea. Al momento, solo la metà di quel numero è disponibile.
Oltre al contatto radio, il comandante di ogni unità corazzata manteneva un collegamento personale con il Quartier Generale di fanteria che supportava. Il Quartier Generale del battaglione aveva un rappresentante al posto di comando della 10a Divisione da montagna con il quale la comunicazione via cavo era, ovviamente, costante.

Il problema dell’approvvigionamento era aggravato dalle posizioni inaccessibili in cui erano collocati i carri. Prima che i plotoni della Compagnia “C” e della Compagnia “D” potessero essere riforniti a Cappella di Ronchidoso (L542187), era necessario ottenere quindici muli per effettuare il trasporto dall’ultimo punto accessibile ai veicoli. Il costante deterioramento del terreno dovuto allo scongelamento creò un problema crescente tanto che il 2° Plotone della Compagnia “B”, sulla cima di Monte Belvedere, dovette chiamare i muli per farsi portare i rifornimenti. A parte queste eccezioni, la procedura di rifornimenti rimase normale.

La manutenzione era stata lasciata integralmente a carico delle sezioni addette delle compagnie. Quando i due carri armati della Compagnia “B” andarono persi a Corona a causa delle mine, essi sono stati evacuati dalla manutenzione del battaglione ma non c’è stato altro caso che le compagnie non fossero in grado di gestire. Le perdite di personale erano leggere, considerando l’azione in cui l’unità era impiegata. Quando il carro armato del leader del 2° Plotone, appartenente alla Compagnia “B”, venne distrutto dalle mine nell’approccio al Monte Belvedere, il capo del plotone e un membro del suo equipaggio vennero gettati fuori dal veicolo dall’esplosione ma i restanti tre membri dell’equipaggio rimasero uccisi.

Negli altri casi la maggior parte delle perdite di personale erano causate dal fuoco dell’artiglieria, una volta che i carri armati avevano raggiunto le loro posizioni finali. In questo modo l’ufficiale esecutivo del battaglione venne ucciso durante un’ispezione alle posizioni avanzate. La supervisione da parte degli ufficiali addetti ai rifornimenti e all’organizzazione della manutenzione era sempre stata pronta e subirono infortuni sia l’S-4 del battaglione, capitano Wendell M. Moyer, che il 1° tenente James S. Rowley, responsabile della manutenzione della Compagnia “C”. All’inizio dell’attacco, la forza assegnata al battaglione era leggermente inferiore a quella autorizzata ma le perdite subite non incisero in modo critico sulla sua efficienza di combattimento. Riteniamo che, durante questa operazione, l’azione concertata tra la fanteria e le unità corazzate abbia raggiunto uno standard elevato. In nessun momento le truppe a piedi erano senza supporto corazzato durante l’avvicinamento al loro obiettivo. Una volta raggiunti gli obiettivi e i carri armati erano in posizioni avanzate vulnerabili, essi hanno sempre avuto una protezione ravvicinata da parte dalla fanteria.

CASTEL d’AIANO
C’era una sola via per arrivare a Castel d’Aiano e la strada si snodava attraverso uno stretto corridoio alla fine del quale si trovava l’obiettivo.
Ad ogni progresso dell’avanzata la necessità di occupare le alture per proteggere i fianchi era diventata probabilmente la premessa di base delle operazioni in Italia e così avvenne anche qui.
Ma c’era una ulteriore difficoltà. Prima di potere iniziare l’avanzata, i sentieri di avvicinamento dovevano essere sgomberati e il crinale Monte Belvedere - Monte Castello dominava l’ingresso nella valle che conduceva a Castel d’Aiano. L’unica strada passava sinuosamente attraverso una gola a precipizio in località Malandrone (L571197) e fintanto che il nemico occupava l’altopiano che si affacciava direttamente sulla gola era solo questione di tirare il cordino per riversare il fuoco omicida sulla strada.

In realtà la battaglia per Castel d’Aiano iniziò il 18 febbraio quando fu lanciato l’assalto contro il Monte Belvedere.

Il “D-Day” era programmato per il 1 marzo 1945; L’ora “H” doveva essere alle 07:00 del mattino.

La 10ª Divisione da montagna, con il supporto dei mezzi corazzati e dell’artiglieria, doveva attaccare con due reggimenti, a cavallo della strada. L’artiglieria doveva aprire l’attacco con una preparazione di 20 minuti prima dell’ora “H”. I mezzi corazzati, la Compagnia “A” del 760° Battaglione carri, le Compagnie “B” e “C” del 701° Battaglione TD e la Compagnia “D” del 126° Battaglione del genio, tutti sotto il comando del 751° Battaglione carri armati, dovevano balzare all’ora “H” insieme alla fanteria. Il supporto aereo doveva essere diretto contro obiettivi specifici costituiti da incroci stradali, ponti, postazioni nemiche conosciute e trasporti automobilistici. Ma le cose non andarono in questo modo poiché l’attacco venne rinviato per due volte fino a materializzarsi il 3 marzo.

Il piano delle operazioni prevedeva la suddivisione dei carri armati e delle Compagnie TD in due forze diverse. All’ufficiale comandante della Compagnia “B” del 701° Battaglione TD era dato il controllo, oltre alla propria compagnia, di un plotone della Compagnia “A” del 760° Battaglione carri, piazzato a sostegno dell’86° Reggimento da montagna che doveva attaccare a sinistra della strada. La forza dispiegata a destra della strada consisteva di due plotoni, la Compagnia “A” del 760° Battaglione carri e la Compagnia “C” del 701° Battaglione TD, che supportava l’87° Reggimento da montagna. L’ufficiale comandante della compagnia “C” del 701° battaglione TD guidava questo gruppo.
Per maggiore chiarezza, chiameremo quella a sinistra della strada “Forza Ault” e quella a destra “Forza Patch”. Inoltre, a Casa Di Bombiana (L587190), si formò una base di fuoco composta dal 2° Plotone della Compagnia “C” del 751° Battaglione carri e dal 1° Plotone della Compagnia “A” del 701° Battaglione TD. Davanti a loro si apriva un eccellente campo di fuoco e potevano coprire il movimento delle prime unità mentre attraversavano la linea di partenza.
Una volta presi e assicurati gli obbiettivi da parte della fanteria, le posizioni dei carri persero il loro vantaggio e i plotoni vennero spostati. Non era contemplato che la “Forza Patch” dovesse essere impegnata in azione fino a quando la fanteria non avesse occupato e messo in sicurezza gli obiettivi, momento in cui un plotone di carri armati doveva unirsi a una compagnia di fanteria per formare un posto di blocco a Pietra Colora (L596221). Prima dell’inizio dell’azione, la compagnia “C” del 701° Battaglione TD era impiegata come artiglieria e rimase in posizione in stato di allerta, pronta a spostarsi con un preavviso di due ore. Arrivato il momento, la sua missione doveva essere quella di dirigersi fino a Castel d’Aiano con l’85° Reggimento da montagna. La “Forza Ault”, tuttavia, era pronta a muoversi insieme alla fanteria fin dall’inizio dell’attacco, saltando di posizione in posizione, avanzando costantemente, sempre pronta ad attaccare qualsiasi bersaglio in grado di ritardare l’avanzata delle truppe a piedi. Il capitano Ault spostò la sua “forza” e i due plotoni di carri armati che dovevano andare con il Capitano Patch in un’area di riunione a L573175 [sulla strada da Gaggio Montano verso l’incrocio per Bombiana all’altezza di Ca’ Bertè] alle 01:30, la mattina del 3 marzo. Da quella zona i TD, preceduti da due plotoni di carri armati, uscirono il mattino successivo in tempo utile per essere alla linea di partenza entro le 07:00.

L’avanzata della fanteria venne seguita anche dai mezzi corazzati ma la natura del terreno costrinse i veicoli a percorsi canalizzati sulla strada. Grazie alla continua ricognizione ravvicinata, effettuata proprio dietro la linea del fronte della fanteria, i comandanti dei veicoli corazzati erano in grado di trovare posizioni eccellenti da cui ottenere campi di fuoco completi. In questo modo la fanteria, mentre era ancora in movimento, ebbe un supporto costante e immediato; i carri armati e i TD erano in grado di muoversi rapidamente in posizioni difensive di supporto una volta che gli obiettivi erano occupati ed era iniziato il consolidamento delle posizioni.

L’attacco ebbe un inizio infausto più indietro; durante la marcia di avvicinamento verso la linea di partenza, prima ancora di finire sotto il mirino dell’artiglieria tedesca al Malandrone, un carro armato della Compagnia “A” del 760° Battaglione Carri, andò fuori strada, si impantanò e rimase fuori combattimento. I rimanenti quattro carri armati continuarono la marcia e fortunatamente questo si rivelò il tipico caso in cui un brutto inizio porta invece a un buon finale. Il primo obiettivo della fanteria era il Monte Terminale e il caposaldo nemico a Jola (L566218) i quali dovevano essere entrambi ripuliti prima di procedere verso altri obbiettivi.
Poco dopo l’inizio dell’avanzata, i rimanenti quattro veicoli del plotone dei carri armati di testa lasciarono la strada e iniziarono ad attraversare il crinale verso il Monte della Vedetta (L1585223). Si rivelò una mossa sfortunata, perché il terreno non era assolutamente adatto. Un carro armato arrivò fino a L572209, un altro andò a L574208 e due addirittura salirono a L579217 ma i tre veicoli si impantanarono e rimasero immobilizzati per buona parte della giornata. Grazie al notevole lavoro svolto dalla sezione di manutenzione della compagnia carri, i veicoli tornarono in azione in tempi da record ma la loro preziosa potenza di fuoco andò persa per diverse ore.
L’unico carro armato ancora mobile venne utilizzato dal capitano Visher, ufficiale comandante della Compagnia “A” del 760° Battaglione carri, per guidare la colonna corazzata che avanzava. Nel frattempo la fanteria era stata bloccata a Monte Terminale dalla resistenza determinata proveniente da Jola (L566218). I tedeschi si erano barricati nelle cantine e sparavano da case che erano state trasformate in fortezze in miniatura. Venne richiesta con urgenza la presenza di mezzi corazzati: così il plotone di TD che guidava l’avanzata si spostò fino all’incrocio stradale 908 (L569216) [L’incrocio che porta al paese di Jola sulla strada che da Gaggio Montano porta a Castel d’Aiano] da dove poteva effettivamente entrare in paese e liberarlo dal nemico. Una volta completato il lavoro più urgente, il plotone rimase in paese fino a quando non fu chiamato, il pomeriggio successivo, a prendere posizioni difensive lungo la linea di fanteria su un altro obiettivo.

Mentre era in corso il combattimento per Jola i progressi sulla destra stavano andando bene. La fanteria dell’87° Reggimento da montagna aveva occupato un obiettivo ed era ancora molto lontana da un altro. Poiché il reparto corazzato non era stato in grado di seguirli lungo il crinale, le truppe si diressero da sole lungo il Monte della Vedetta e nel paese di Pietra Colora (L570221) dove venne stabilito un posto di blocco, rinforzato da un plotone di carri armati che si era spostato a nord della linea di partenza già dalle 09:30 del mattino. Ci volle poco tempo per effettuarlo e l’opposizione da parte del nemico non fu intensa ma il terreno era faticoso per i Doughboys7 che poterono entrare a Pietra Colora solo nel tardo pomeriggio. Per proteggere le posizioni avanzate avevano bisogno di ulteriori carri armati i quali non si muovevano troppo rapidamente perché, per arrivare a Pietra Colora, erano costretti a spostarsi a nord, lungo la strada principale, fino all’incrocio con la strada per la Canevaccia (L587236) per poi a tornare a sud-est verso Pietra Colora.
Mettere al sicuro i rilievi intorno all’incrocio e rendere quel bivio difendibile risultò un lavoro che occupò il resto della giornata.
Quando scese la notte c’era un plotone di TD a Jola e altri due plotoni con un plotone di carri armati, a sud dell’incrocio, incapaci di fare altro che aspettare. Quella notte la fanteria che si trovava a Pietra Colora richiese il supporto dei carri armati per il loro posto di blocco ma essi non potevano arrivarci. Anche quando furono messi in grado di andare a Pietra Colora, vennero di nuovo fermati lungo il cammino verso il loro obiettivo, questa volta dalle demolizioni e dalle mine. I genieri iniziarono a lavorare immediatamente ma era un grande lavoro e richiese tempo.
Prima che il plotone potesse avanzare, la sua missione cambiò e gli venne ordinato di spostarsi a L600237 [incrocio sulla “Sprilla road” a est di Monte Acidola]. La 1a Divisione di fanteria, B.E.F., aveva attaccato in concomitanza con la 10a Divisione di montagna, occupando Santa Maria Villiana (L610215) ed era arrivata a così a breve distanza da Pietra Colora che non era più necessaria la presenza dei corazzati per il posto di blocco.

L’attacco continuò alle 08:00 della mattina del 4 marzo con obbiettivi immediati il Monte Acidola (L597231) e Bacucco (L605244). In preparazione della penetrazione attesa per quel giorno, la Compagnia “C” del 701° Battaglione TD si mosse prima dell’alba dalle sue posizioni come artiglieria verso l’area di riunione a L571176 [sulla strada tra Gaggio Montano e l’incrocio per l’Abetaia all’altezza di Cà Bertè] e preparata a guidare l’avanzata di tutti fino a Castel d’Aiano, se fosse stato possibile. Monte Acidola venne occupato per le 09:00; liberando e rendendo sufficientemente utilizzabile l’incrocio della Canevaccia, la compagnia dei TD poté proseguire fino a Castel d’Aiano.

Uno Sherman all'incrocio della Canevaccia sulla strada tra Castel d'Aiano e Gaggio MontanoUna delle strade che si irradiavano dalla Canevaccia si dirigeva verso Montese, un noto centro di attività nemiche, ed era imperativo che le strade di avvicinamento ad esso fossero sotto in controllo del fuoco d’artiglieria. Due plotoni di TD della Compagnia “B” del 701° Battaglione TD lasciarono la strada principale nei pressi di Sassomolare (L585242) con l’intenzione che uno di essi dovesse continuare verso la collina 788 (L588600) mentre l’altro doveva occupare i punti che riteneva più opportuni a Sassomolare. I plotoni attesero lì fino a quando la collina 788 fu nelle nostre mani, quindi i veicoli iniziarono la salita.

Ma ancora una volta, il terreno dimostrò di essere il fattore decisivo e non passò molto tempo prima che gli addetti alla manutenzione fossero impegnati a recuperare i carri impantanati e riportare i veicoli in azione. Era un lavoro che richiese molto tempo, che durò tutta la notte, e il mattino seguente il plotone tornò a L588242, il punto da cui era partito. Il terreno si stava dimostrando difficile per la fanteria e la mattina del 4 marzo divenne evidente che l’attacco nella notte non aveva favorito l’avanzata sino a permettere l’ingresso dei mezzi corazzati a Castel d’Aiano. La “Forza Patch” continuò a nord, sparando alle case, portando la fanteria nemica allo scoperto e fornendo innumerevoli prigionieri ai nostri Doughboys, mentre faceva i suoi piani per prendere posizione a Madonna di Brasa (L600247) con sufficiente forza per dare copertura a tutto il paese e a tutte le strade di avvicinamento ad esso.

Il movimento a nord, anche sulla strada, era lento. I genieri dovettero lavorare costantemente per liberare un sentiero dalle mine e a L596246 [poco prima di Madonna di Brasa] trovarono un ponte fatto saltare che ritardò la colonna tutta la notte. Il lavoro era troppo grande per essere gestito sul posto dai genieri che lavoravano con i carri armati e venne richiesta assistenza. Questa venne fornita con lentezza e il bulldozer della compagnia “C” del 751° Battaglione carri venne inviato sulla scena. La superficie della la strada era dura e il tank-dozer8 poteva fare ben poco per romperla e riempire le buche. Era necessaria una normale attrezzatura dei genieri; così venne fatta un’altra richiesta urgente e il lavoro finalmente iniziò.

Il mattino seguente, alle 08:00, un messaggio dal comandante della Compagnia “A” del 760° Battaglione carri, informava che quattro carri armati erano finalmente potuti entrare a Madonna di Brasa e occupare buone posizioni di fuoco. Alla fine del secondo giorno il plotone di carri armati, originariamente diretti a Pietra Colora, era a Sprilla (L600237) e il plotone dei TD che occupava Jola si era trasferito a L558225 [crinale in località Gennarelli a Jola], il punto più a nord dell’obiettivo. Da lì era possibile muoversi alle posizioni di fuoco sulla cresta del crinale e sparare sia su Maserno (L551229) sia su Montese (L558245).

Un plotone di carri armati e la compagnia dei TD che cercavano di entrare a Madonna di Brasa vennero schierati nelle vicinanze della strada principale tra le macerie a L596245 [poco a sud di Madonna di Brasa] e l’incrocio a L586236 [Canevaccia]. Un plotone di carri armati e due plotoni di TD erano in posizione nelle vicinanze di L588242 [Sassomolare] da dove avevano coperto l’avanzata della “Forza Patch” mentre si spostava verso nord.

Quella notte, l’85° Reggimento da montagna si mise in posizione per aggirare Castel d’Aiano la mattina del 5 marzo e attaccare alcuni obiettivi. Sarebbero stati supportati dal fuoco dei veicoli del gruppo del capitano Patch e una volta che tutti i rilievi più alti fossero stati messi in sicurezza, un battaglione dell’87° Reggimento da montagna e le forze corazzate sarebbero entrati a Castel d’Aiano consolidando la posizione con posti di blocco su tutte le vie di accesso al paese.

Alle 08:00, dopo la solita concentrazione di artiglieria di 20 minuti, la fanteria balzò in avanti per occupare gli obbiettivi assegnati, incontrando una opposizione considerevolmente più intensa dei due giorni precedenti. All’epoca non lo sapevano ma quella mattina, di fronte a loro, erano schierati elementi appartenenti alla 29a Divisione Panzer Granadier, piuttosto diversi dalla 232ª Divisione di fanteria o dalla 114a Divisione Jäger. La difficoltà maggiore venne incontrata nell’avvicinamento al villaggio di Famaticcia (L611262); quindi il fuoco dei carri armati e dei TD venne indirizzato sul bersaglio, riuscendo a eliminarlo con successo. Il plotone di carri armati all’estrema destra di Sprilla [un vecchio sentiero che passava da ovest a est alla base nord di Monte Acidola per poi piegare a nord e andare verso Castel d’Aiano] cominciò a muovere all’alba attraverso Pianestrina (L610238) e poi a nord per unirsi alla Compagnia “C” del 701° Battaglione TD a Castel d’Aiano.
Passata Pianestrina, arrivò una comunicazione da parte della fanteria che chiedeva fuoco sui capisaldi del nemico che sbarravano la loro avanzata sul Monte della Castellana. La missione venne completata e il plotone continuò ma per la seconda volta la missione di questo plotone cambiò e gli fu ordinato di rimanere a Pianestrina per fungere da sicurezza sulla strada che portava a Castel d’Aiano da sud-est.
La situazione a Castel d’Aiano era in via di risoluzione così il capitano Patch poté farvi entrare alcuni veicoli incontrando poca opposizione. Il suo carro comando e il carro armato di comando della Compagnia “A” del 760° Battaglione carri, con un plotone di TD, entrarono in paese alle 11:00 e procedettero a rastrellarlo il più possibile. Naturalmente, la fanteria fu richiesta immediatamente, ma il battaglione che doveva occupare il paese non si spostò fino alle 14:06 e poi venne ritardato dalla resistenza incontrata a L607254 [poche centinaia di metri prima del paese di Castel d’Aiano]. Alle 16:30 era chiaro che quella notte le truppe non sarebbero state disponibili come avamposto per le forze corazzate.
La fanteria nemica venne avvistata sulla collina sul retro del paese e i veicoli si ritirarono nelle posizioni precedentemente occupate a Madonna Di Brasa. In qualche modo, da qualche parte lungo la linea, era stata persa un’eccellente possibilità di distruggere o catturare personale e materiale nemico, perché la fanteria non era in grado di sfruttare l’opportunità che si era presentata grazie alla penetrazione corazzata.

Mentre la mattina del 5 marzo la fanteria consolidava le sue posizioni, un plotone di TD della Compagnia “B” del 701° Battaglione TD si diresse verso Le Borre - L573230 - e attese lì la richiesta del comandante del battaglione di fanteria prima di salire, dopo il tramonto, sulla cima del crinale. Tuttavia, nel pomeriggio, il comandante della divisione ordinò al plotone di prendere posizione il quale, alle 16:00, si diresse nelle vicinanze di L570235 [crinale a ovest dell’incrocio della Canevaccia]. Un altro cambiamento avvenne quando il plotone si spostò nelle vicinanze di Chirichella (L584237) [circa 100 mt. dopo l’incrocio della Canevaccia sulla strada che porta a Montese] per formare un blocco stradale verso Montese. Il plotone di carri armati originariamente vicino a Sassomolare rimase al suo posto.

Alla fine del terzo giorno, la posizione delle forze corazzate era leggermente diversa da quella esistente alla fine del secondo giorno. La “Forza Patch” era ancora a sud di Castel d’Aiano. Un plotone di carri armati era a L609244, vicino a Pianestrina, e altri in posizioni di guardia a L587242 [Sassomolare]. Due plotoni della Compagnia “B” del 701° Battaglione TD erano in posizione difensiva a L570235 [lungo il crinale ad ovest dell’incrocio della Canevaccia] e al L584237 [qualche decina di metri ad ovest dell’incrocio della Canevaccia]. L’altro plotone pianificò di spostarsi la mattina del 6 marzo da Jola (L567219) perché le sue posizioni di fuoco in cima al crinale erano diventate inaccessibili e i veicoli erano richiesti in una posizione che permettesse più mobilità.

Uno Sherman si muove verso la vallata di Rocca di Roffeno Durante la notte tra il 5 e 6 marzo i fanti erano entrati a Castel d’Aiano e l’avevano liberata.
Il paese era sotto l’intenso fuoco di artiglieria e di mortaio [tedeschi] ma era saldamente tenuto ed era imperativo che i blocchi stradali si formassero a ovest, nord e nei lati a est del paese. La “Forza Patch” si era trasferita la mattina del 6 marzo e si era messa al lavoro, con l’aiuto dei genieri, per rendere il posto impenetrabile dalla strada. La loro missione era stata completata. Questa è la storia dell’esecuzione operativa del piano. Ha avuto successo; per precisione e per apprezzare il grado di successo ottenuto bisogna comprendere un altro fattore.

È necessario ricordare ancora una volta l’attacco contro Monte Belvedere. La 232a Divisione di fanteria aveva tenuto le alture a est del Belvedere per molti mesi. Aveva resistito ostinatamente alle nostre pattuglie e ai piccoli aggiustamenti di posizione non avendo alcuna intenzione di arrendersi senza combattere. Ma per fortuna il nostro attacco fu programmato, intenzionalmente o inavvertitamente, quando era in corso la sostituzione di un reggimento della 232a Divisione con il 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger. Il nuovo reggimento aveva marciato da est per circa una settimana. Gli uomini erano stanchi e l’attrezzatura era scarsa; il morale era basso. L’unità fu gettata in linea come riserva, senza alcuna opportunità di orientamento. Il risultato fu che la difesa dalle posizioni sul terreno cadde a pezzi. La storia si ripeté a Castel d’Aiano.
Ad attacco finalmente iniziato, lo stesso venne rinviato per una buona ragione che divenne evidente solo più tardi. Le condizioni del tempo furono una ragione, non si sa se quella principale. Poco meno di 48 ore prima dell’attacco del 3 marzo, il 721° Reggimento della 114a Divisione era arrivato nel settore per rimpiazzare ulteriori elementi della 232a Divisione.

Questa nostra seconda offensiva si sviluppò in una completa disfatta per la fanteria nemica e ancora una volta la difesa dalle postazioni sul terreno collassò. Nei primi due giorni i prigionieri affluirono a centinaia molto desiderosi di arrendersi.
Il terzo giorno la situazione subì un completo ribaltamento. Come se si trattasse di due battaglie diverse su due fronti diversi, la natura dell’opposizione [tedesca] cambiò. Le truppe della 29ª Divisione Panzer Granadier erano arrivate sul posto ed erano entrate in combattimento. La loro resistenza era rigida, ma era troppo tardi.
A quel tempo eravamo così concentrati sul nostro obiettivo che non potevano più impedire il nostro successo. Unità corazzate erano state avvistate il primo giorno dell’attacco mentre nostri elementi avanzati si avvicinavano all’incrocio della Canevaccia. Tre carri armati vennero segnalati mentre si ritiravano verso nord ma in seguito le circostanze indicarono che si trattava di cannoni d’assalto del 914° Battaglione cannoni d’assalto. Due lunghe colonne di mezzi corazzati vennero segnalate in avvicinamento da nord-est nella notte del 4-5 marzo ma non si sviluppò alcun attacco.

Al momento della stesura di questo rapporto non vi è alcuna indicazione che il nemico intenda impegnare i suoi mezzi corazzati in un contrattacco su larga scala. Non si sono manifestate nemmeno minacce in aree limitate. In uno o due casi isolati siamo stati fatti bersaglio di fuoco anticarro; durante l’attacco, l’opposizione principale proveniva dall’intenso fuoco di artiglieria e di mortaio e le posizioni appena conquistate venivano costantemente tormentate. Come al solito, tralasciando il terreno eternamente accidentato, i mezzi corazzati sono stati ritardati dalle mine e dalle demolizioni.
Ancora una volta, la necessità di un collegamento costante tra fanteria e mezzi corazzati di supporto è stato evidente. Mentre durante l’azione di Monte Belvedere alcuni veicoli di questo battaglione avevano l’SCR300 e potevano contattare la fanteria, in quest’ultima missione i mezzi corazzati non ne erano equipaggiati. I risultati sono stati che questo Quartier Generale è stato chiamato a fornire ufficiali di collegamento. Uno era nel Quartier Generale della divisione, il che è normale, ma quando l’85° Reggimento si preparò ad attaccare, sono stati richiesti due ulteriori ufficiali, uno per ciascuno dei battaglioni all’assalto. La richiesta è stata impossibile da soddisfare e un ufficiale di questi Quartier Generali presso la sede del reggimento dovette essere rimpiazzato. Questa organizzazione è stata tutt’altro che soddisfacente a causa del ritardo causato dalle richieste di chiarimenti sulle posizioni e modalità verso cui indirizzare il fuoco dei cannoni, provenienti dal battaglione verso il reggimento per essere poi inoltrata ai mezzi corazzati per l’esecuzione. In un caso, nel tempo in cui veniva avanzata la richiesta di far fuoco su tre bersagli, la fanteria aveva già occupato i primi due e solo il terzo poteva essere ingaggiato. Con il contatto radio diretto tra fanteria e mezzi corazzati, la situazione sarebbe stata risolta al 100%.
Fornitura e manutenzione sono state normali. Le due compagnie del 701° Battaglione TD sono state servite dalla loro unità principali e sono stati fatti semplici accordi in base ai quali questo Quartier Generale ha rifornito la Compagnia “A” del 760° Battaglione Carri.
In ultima istanza nel periodo in cui questo Quartier Generale ha sostenuto la 10a Divisione da montagna, il coordinamento e la cooperazione sono state di alto livello.
Un plotone di genieri di divisione era parte integrante di ognuno dei due gruppi corazzati e un terzo plotone era costantemente occupato sulla strada di rifornimento principale. Soffrirono molte perdite ma il sostegno che hanno dato ha permesso ai mezzi corazzati di andare dove altrimenti si sarebbero dovuti fermare. Il lavoro delle tre compagnie corazzate coinvolte è stato ammirevole.
Sebbene diretti da Quartier Generali del tutto estranei a loro e uno senza truppe coinvolte, i comandanti fecero ogni sforzo per portare a termine la loro missione e lo fecero con spirito encomiabile. Nessun veicolo è stato perso; le vittime tra il personale sono state trascurabili. La loro prestazione è stata davvero ammirevole.

/ s / C. J. Madden (da JNO) / t / C. J. Madden, Maggiore, 751° Battaglione Carri, Comandante.

NOTE:
1 Le posizioni sono state ricavate da cartine geografiche originali dell’epoca utilizzate dall’esercito americano.
2 F.E.B.: Força Expedicionária Brasileira di cui la 1a Divisione di fanteria faceva parte.
3 Sherman M4A1 anche chiamato Sherman I dai britannici. Il 751° Battaglione carri aveva in dotazione anche Sherman M4 con cannone da 75mm e Stuart M5A1, denominati leggeri, con cannone da 75mm.
4 TD: Tank Destroyer – Caccia Carri. Il 701° Battaglione Caccia Carri aveva in dotazione il modello M10 con cannone da 76mm M7, autoblindo M8, con cannone da 37mm, ed M20.
5 L’SCR300 era il rice-trasmettitore standard per le unità di fanteria sul campo. Fabbricato dalla Motorola, era canalizzato ed operava tra i 40 ed i 48 Mhz.
6 L’SCR 508 era un ricetrasmettitore a corto raggio in uso nelle forze corazzate tra il comando e i carri armati. Operava tra i 20 ed i 27,9 Mhz con 10 preset di frequenza. La variante SCR 528 prevedeva il trasmettitore e un singolo ricevitore e la variante SCR 538 un ricevitore ed un BC 605 amplificatore per l’intercomunicante.
7 Letteralmente “ragazzi impasto” . Non si sa esattamente come ai soldati statunitensi nella prima guerra mondiale sia stato dato questo soprannome che era il termine più comunemente usato per riferirsi alle truppe schierate in Europa come parte delle forze di spedizione americane. Ci sono una varietà di teorie circa le origini del soprannome. Secondo una di queste spiegazioni, il termine risale alla guerra messicana del 1846-48, quando i fanti americani facevano lunghe camminate su terreni polverosi, dando l’impressione di essere coperti di farina o di impasto.

Fonte: Headquarters 751st Tank Battalion. Report of action – Mt. Belvedere attack – Castel d’Aiano. Major C.J. Madden, 751st Tank Bn, Commanding.