DIARIO DI PRIGIONIA DEL CAPITANO GIUSEPPE LENTINI – BENIAMINOWO WIETZENDORF SANDBOSTEL 1943 / 1945

Mio padre fu un IMI.

Il sottotenete Giuseppe Lentini in servizio di prima nomina negli anni 30IMI - Internati Militari Italiani è la sigla attribuita dalle autorità tedesche ai militari italiani catturati e deportati con la forza o con l’inganno nei territori sotto controllo tedesco dopo l'armistizio dell'Italia l’8 Settembre. Per estensione vale anche per l’individuo: un IMI, un internato. Internato è una qualifica inventata apposta per negare quella di prigioniero di guerra, che garantisce protezioni nel diritto internazionale e l’assistenza della Croce Rossa Internazionale.
La loro storia, dopo un troppo lungo periodo di oblio (la loro vicenda non serviva ad alcuna parte politica) è ora rivalutata e riportata all’attenzione da molte pubblicazioni, manifestazioni e attività varie, a cui rimando chi desideri approfondire in tutti i dettagli il vasto argomento. Di cui darò solo una breve e privata memoria.
Circa 800.000 militari italiani furono catturati nei fronti esteri con la forza e soprattutto con l’inganno, di essi 90.000 ca. aderirono subito all’invito di schierarsi con le forze tedesche e 710.000 furono internati come IMI.

Successivamente altri 100.000 ca. scelsero di optare per il servizio per la Germania o per la RSI mentre 610.000 ca rimasero fedeli al giuramento al Re, rifiutando ogni forma di collaborazione.
Di questi la truppa, non protetta dalle convenzioni internazionali fu presto avviata al lavoro coatto, mentre gli ufficiali furono internati nei campi, tra questi mio padre, capitano Giuseppe Lentini. Per aggirare le loro prerogative a metà del ‘44 essi furono dichiarati civili ‘demilitarizzati’ e quindi non più aventi diritto a rifiutarsi di collaborare. Fu indurito il regime di detenzione come forma di pressione ma a questo punto praticamente tutti resistettero nei campi.   

Gli ‘optanti’ per la RSI, furono il 24%, una minoranza, ma tutt’altro che trascurabile, disposta a combattere ancora. Il che rivela che c’era una parte del paese ancora leale al regime e alla sua idea di patria e italianità, fatto poi non riconosciuto né accettato ma minimizzato e deprecato dalla successiva politica. Il che penso impedisca ancora una ricostruzione serena e condivisa del passato. Forse una delle cause dell’inspiegabile mancanza di direttive chiare al momento dell’8 Settembre fu l’incertezza sulla piena affidabilità per casa savoia delle forze armate.

Per gli IMI la resistenza in prigionia non fu meno dura del combattimento: circa 50.000 non tornarono, spenti da fame e malnutrizione, malattie, maltrattamenti, condizioni del lavoro coatto, bombardamenti alleati.

Mio padre era ad Atene al reparto specialisti artiglieria del III corpo d’armata. Raccontava che la sera dell’8 settembre a passeggio coi colleghi videro i greci insolitamente amichevoli, poi rientrati al quartiere appresero le novità.
Dopo qualche giorno di incertezze cedute le armi all’ex alleato furono caricati su treni con la promessa di rimpatrio. Ma le tradotte non si diressero verso l’Italia e proseguirono per la Polonia. Seguì per lui una serie di campi: Beniaminovo, Sandbostel, Wietzendorf dove fu liberato dalle forze alleate.

Quando ero piccolo giravano ancora per casa oggetti rimasti dalla prigionia: la cassetta militare, la borraccia incisa coi nomi dei campi, un cucchiaio tedesco, capi di vestiario. Tutte cose che nei decenni successivi sono scomparse nel gorgo del tempo. Era però rimasto tra le carte un piccolo taccuino dalla copertina bruna e dalle pagine ingiallite coperte da una minutissima quasi illeggibile scrittura a matita, conservato perché sapevamo essere il suo diario di appunti di prigionia.

Da pensionato ho finalmente voluto esaminarlo. Per prima cosa ho fotocopiato le pagine aumentando la dimensione e il contrasto della scrittura per renderla leggibile, poi l’ho interpretata trascrivendola in un documento di Word. Ho ricavato un testo che mi ha riservato qualche sorpresa.

Il diario inizia il 6 Settembre ad Atene e nei giorni successivi racconta le immediate incertezze e poi il viaggio con l’illusione di andare in Italia ma in realtà diretto in Polonia al campo di Beniaminovo.
Il viaggio fu lungo e mortificante in vetture ma anche in carri merci ‘cavalli 8 uomini 40’ o addirittura scoperti, tuttavia non privo di momenti strani come l’incontro con un treno di prigionieri angloamericani che ‘dicevano due con le dita’ (V for Victory).
Poi con l’arrivo al campo descrive il progressivo adattarsi alla vita nel campo, con la fame nera subito presente e i primi piccoli scambi con gli altri prigionieri russi, col personale polacco o al mercato nero.
Ci sono anche le attività di reclutamento per la Repubblica Sociale, con una discreta adesione, ritrattata poi da alcuni che si erano nel frattempo pentiti.
Sono ricordati i preziosissimi pacchi da casa, essenziali per la sopravvivenza.
La vita scorre con tentativi di mantenere un minimo di civiltà e di informazione con la ‘caterina’ (1), una delle clandestine radio autocostruite con materiali di fortuna e tanto ingegno, le cui notizie erano poi comunicate di baracca in baracca coi ‘giornali parlati’.
Da Beniaminowo sono trasferiti a Sandbostel vicino a Bremervorde, Bassa Sassonia.
Da qui seguono alcune pagine che registrano sia le vicende personali che la vita nel campo, tra cui l’epidemia di tifo. Sono fatti noti che sono descritti con dettaglio e meglio nell’abbondante memorialistica successiva per cui le salto.
All’inizio del ’45 c’è il trasferimento a Wietzendorf, preludio forse ad un sospettato sterminio degli internati progettato dai tedeschi all’avvicinarsi del fronte, poi non realizzato per il precipitare degli eventi.
A Wietzendorf il diario ‘storico’ si interrompe, la situazione era ormai così trista e disperata che mancò anche la voglia di registrarla.
Fortunatamente a breve ci fu l’arrivo degli alleati, la liberazione dei campi e l’uscita dall’incubo, fatti di cui purtroppo egualmente non c’è alcun appunto.

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Illeggibile causa consunzione. Si leggono qua e là parole singole. Forse malacopia di una lettera per Rubini Dr. Ernesto Ambasciata d’Italia-Berlino

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6 Sett. 1943 Partenza da Kaskis per Atene con anche mezzi ( col. Biagini – Botti – Nobile ) fermata a Tebe

8 Sett. La sera mentre a cena al Masain notizia armistizio - La sera riunita la truppa alla quale ha parlato il T. Col. Stefini

9 Settembre alle ore 10 Rapporto tenuto dal Gen. Broccoli al Comando di piazza di Atene.

10-11-12-13/9 Giorni vigilia partenza – ansie, timori, ceduta delle armi e di tutto il materiale ai Tedeschi – Morale della truppa – Episodio del Serg. Manzoli e l’altro furiere – Scoramento per la nostra sorte. Proposta dove abitava Arimanese

14/9 Vigilia partenza – Confessione e comunione generali la sera le famiglie greche fattaci festa di commiato – Ultima cena a mensa (Spaghetti e bistecche)

15/9 Partenza alle 6 del mattino – Scena indimenticabile per andare alla stazione – formatasi tradotta con 3 gruppi art. contrerea – Partiti da Atene Larissa alle ore 0,30 circa.

16/9 Viaggio 17/9 Viaggio – 18/9 e 19/9 fermata di 48 ore al bivio di Salonicco – Altra fermata di 52 ore il 22/9 prima di Belgrado – A Nischi distribuitoci rancio caldo (pezzi di pasta di fecola di patate e per la prima volta assaporato il tiglio) dopo rancio caldo a Skopie. – Si era ancora con l’illusione di andare in Italia alla stazione di Senilina distribuzione viveri a secco (pane – salame – grasso)

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24/9  ……. A Toffau. Arrivati in Ungheria alla prima stazione ungherese ci raggiunge la tradotta. Si aggiunge al carico Alessandro – Ed alla tradotta arriva questa notizia……..notizia…….

25/9 Proseguimento viaggio si gira per l’Austria. Timori circa il rientro in Italia – Si arriva a Vienna attesa. Rivista sotto tempo piovoso - …… di un fotografico - ……..si ignora ancora del bivio di Linz. La mattina dopo ci si sveglia rasentando il fiume Passau – altra strada – delusione si va verso Nord della Germania – fermata a Ratisbona su Berlino-Monaco. Incrocio con tradotta prigionieri anglo-americani dicevano 2 con le dita.

27/9 Si prosegue per Lipsia arrivati di mattina ci danno la sbobba calda di miglio, poscia si riparte – Intanto fa fresco e sui carri merci scoperti la truppa e gli ufficiali già da giorni ……. Disagio. Si arriva a Berlino e si …… …..ipotesi di una soluzione non si parla più del rientro in Italia – amarezza delusione a tratti per l’inganno ma noi si era vinti.

Si arriva a Pozen – ad Allstain siamo già a metà della Prussia Orientale – in vettura di 80 con Narpizzi ed il Magg. Rastori sempre di sinistro umore. Una mattina ci svegliamo … assiderato in vettura e tutto il convoglio come era soffre per il freddo e la fame si fa sentire. Lasciata alla … non ci si pensa più.

29/9 A notte si giunge alla stazione di Riegevo

30/9 di buon mattino si lascia la tradotta – separazione dalla truppa - Stizza col Magg. Tedoisi – Si entra alle ore 9.00 al campo – Mattino proprio nebbioso umido – il clima invernale nordico in confronto al caldo lasciato ancora ad Atene – Sistemazione in baracche in legno n°20 per ogni ambiente ove lasciare ogni deposito – C’erano pure …. Sobacchi – finiscono sul castello Liebinoni Ceva Mengi ecc.  Gli uomini della baracca trovato altri sufficienti …

9/10 alle ore 10 usciti dal campo diretti ……..  a subito assieme a Massiotta – asporta il … e gli aghi …. Frutta abbastanza …. e pane ….

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Di ritrovarci al più presto in Italia. Si viaggia dalle ore 12 del 9/10 alle ore 11 del 10/10. Notte infernale di viaggio. Al mattino del 10/10 incontratomi in una stazione dei sobborghi di Varsavia con Gibilisco.

10/10   alle 12 12 arrivo alla stazione Zgiad – alle 14,30 si entra nel campo di Beniaminovo. La sera a dormire nella baracca 17 con Narpozzi (stramazza e demoralizzazione)

11/10 Giornata campale. Rivista e bagno e disinfestazione. Alle 17 circa la sbobba in mezzo al campo. A dormire nella putrida baracca 6 con i colleghi del reparto Narpozzi alla 4.

Il 13/10 alla baracca 9 cav. Sig.Fasilato con Sizza e Colombo – Nobile letto ferro – Squadra 9 –

Passano i giorni con una sistemazione migliore. Dietro a me Nobile con la radiolina musica e bollettini (grande ansia). La sera il rosario Don Formenti. Fame nera. Grande cammorria in cucina – 15 Kg di patate che vanno al mercato nero. Tenente Signorelli cap. Benini - E’ la fame nerissima – carote a acqua – pane con segatura di pioppo e margarina – Niente altro.
Si impara il commercio, cominciamo a cambiare coi russi la prima camicia 1 ¾ kg pane.
Trasferiti Nobile poi anche Mignola. 4 Kg pane e 1 kg marmellata ciascuno.
Roba cambiata.
1 camicia popelin grigio verde Nobile coi russi kg 1.750 pane
2 lenzuola Nobile 8 Kg pane 1 kg marmellata (per una)
1 camicia flanella (Jujek) 4 kg fagioli – 1kg pane – 3 kg patate
1 pigiama flanella (Barbieri Modnese)4 kg pane
1 pigiama flanella soldato artiglieria di Parma 4 kg fagioli 4 kg pane
1 macchinetta accendisigari 1 kg pane
2 paia di mutande corte (di Santoro) 1 kg fagioli 2 kg pane 1 cipolla
1 maglia lana pesante (al s. ten. Pemiselli) 2 kg pane – 2 kg fagioli
1 paio di scarponi nuovi (al  .ten. Santoro) 6 kg fagioli – 12 kg pane – 1 kg zucchero

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Impianta la stufa – pane abbrustolito e la sera sbobba.

Dicembre – arriva Natale, ricevuta una cartolina da mia moglie, grande gioia e commozione – Per Natale si era risparmiata in cucina della pasta per farcela asciutta; ci diedero una minestra liquidastra con qualche filo di pasta (grande camorra Benini). Ci diedero anche lo spezzatino. Io mi aprii una scatoletta di carne che poi feci con contorno di patatine fritte. Dolce sformato di patate e marmellata dataci dai Tedeschi. - Il colonnello Biglia comanda il campo, grande malcontento per la camorra in cucina – Si vede palese la truffa i nostri soldati fanno i signori, si comportano nei nostri riguardi da autentici mascalzoni.
Per Natale manca il pane, un kg arriva a £750 venduto dai soldati. Si sparge la notizia dell’arrivo prossimo di una commissione, si fanno tante congetture.

8/1/44 arriva il ten. Col. Degli alpini ( ex federale) Sommariva per l’opzione dei repubblicani – Ci fu una discreta adesione circa 800. Non venne l’Eccellenza Vaccari (Pentiti baracca 5)

9/1 Si cambia campo dalla baracca 9 del campo nuovo alla 6 del campo vecchio – assieme al colonnello Vecchio Nicola, terzetto con Speranza – Ci sono in baracca anche Biagini – Carnaluci – Santoro – Basso. Trascorre il tempo discreto – la baracca serve di commercio molto avviato (Sbrandi – Petruzzelli Santoro Maggiore e Lo Russo ecc.) E’ una mezza bolgia. La sera ho quasi sempre il pugno di fagioli da cuocere o in cucinetta o da Stramaccioni nello sgabuzzino (fregatura sia nell’uno che nell’altro) (Brambilla e Reitano).
A Dicembre partono gli ufficiali superiori per Tanstokari – poscia parte dei cappellani (dato indirizzo di casa a Don Borghi e Don Formento) – partono dopo gli effettivi prima dell’arrivo della commissione per Deblin / data lettera ad Orlandi sperando loro fossero arrivati prima in Italia.

2/2/45 Partono i repubblicani dal campo – in questo mese continuando il cambio oggetti mi procuro i fagioli – In Novembre vendendo a £300 al pacchetto da 20 le sigarette mi procurai dei soldi che mi permisero comprarmi del pane. Qualche volta al giuoco visi un po’di soldi coi quali comprai qualche kg di fagioli (da Romano ecc.)
In Febbraio ricevuto il 1° pacco dalla mia grande gioia – contentezza e conforto vedo in esso ciò che mi parla di lei delle sue cure delle sue manine di fata.

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Ogni tanto nel pomeriggio arriva l’autocinema ed alla bar. G.V.C. si proietta qualche film di propaganda tedesca.
In questa baracca c’è anche il teatro dove ogni tanto la sera si va (Guareschi ecc.) Tutti gli artisti prima prendevano il supplemento – grande camorra e sconcio.
Parte coi repubblicani quel capitano Benini della cucina – dicono si sia fatte diverse sterline – vi succede il cap.no Peyronel Livio altro bel campione il suo aiuto e interprete è Ranieri Roberto che poi sarà mio aiutante a Sandbostel.
In questo mese di Febbraio il tempo si mantiene discreto la temperatura è blanda al massimo -12°, la Divina Provvidenza ci aiuta non è più il freddo di cui ci avevano parlato all’arrivo a Beniaminovo – Ci danno il carbone e la legna per le stufe.
Quand’ero alla 9 mi davano il carbone anche in cucina. Alla Bar. 6 la sera viene letto il comunicato di R. L. che De Bernart o Zanoletti vanno a copiare alla 10 dove funzionava, nel gruppo della ex 5 della 9, la ‘caterina’ che Nobile aveva a questo venduta.

Siamo quindi al corrente minutamente degli avvenimenti offensivi in Russia – operazioni in Italia ecc. – Servizio bene organizzato – La sera partite a bridge con Pesuccio – Costa gli altri undici Navacchia ecc., che aveva imparato da Matteucci alla Bar. 9 – Si giocava a Bridge anche all’infermeria nella stanza che i tedeschi avevano dato al cap. Costa quale direttore di servizio sanitario – Dopo tanta attesa riesco a ottenere dal polacco (merdaiolo Jujik) il saldo di una camicia di flanella grigio-verde vendutagli a Dicembre; ciò avviene ai primi di Marzo. Realizzati kg 4 fagioli – 1 kg pane – 3 kg patate.

A Marzo il tempo continua ancora buono delle belle giornate di sole; s’incomincia a parlare del nostro trasferimento in Germania. Intanto nel mese precedente il col. Biglia improvvisamente viene fatto partire dal campo (la sera pel mattino); gli succede il cap. Persiani Giovanni. In seguito viene trasferito anche di campo il cap. Lidomanni aiutante di Biglia.
In attesa del nostro trasferimento ci si dà da fare per farci delle provviste da portare con noi in quanto si dice che andando in Germania c’era penuria di alcuni generi. Cambio un pigiama ..

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.. di flanella (il 2° che mi restava) piaciuto un soldato d’artiglieria di Parma per 4 kg fagioli e 4 di pane.

Dopo ordini e contrordini il 30-3 si parte da Beniaminovo alla volta di Bremervorde (acclusi appunti su questo viaggio) grande rivista meticolosa e preparativi alla Bar.6 v. c. –

Il 2-4 alle ore 14 si entra nel campo di Sandbostel dopo aver fatto i 14 km dalla stazione di Bremervorde con una bellissima giornata. Ci accantoniamo nel precampo Iov 57 per 3 giorni faccio il capo stanza.

5-4 Disinfestazione e bagno dalla mattina fino al tardo pomeriggio, quando si passa al campo alla bar. 93 (stanchezza nei ranghi) Persiani qui mi dà l’incarico di fare il capo baracca. Interno di camerata di una baracca. Ogni baracca era divisa in tre o più camerate, con ufficio all’estremità e servizi esterniFino alle 13 di notte distribuzione di viveri e coperte. Le baracche 65-67-69-93-89 ecc. sono sprovviste di castelli, si dorme a terra per circa 45 giorni. Le baracche sono buone asciutte e quasi nuove specie la 93.
Prima ero alla stanza 9 – poscia passo ad occupare la mia stanzetta 1 alla 93, prendo il ten. Ranieri Roberto come mio aiutante, il soldato tedesco assegnato alla mia baracca un certo Pipper furbacchione commerciante di Amburgo (ci porta al mattino delle patate bollite) a lui segue Usman da noi denominato Geppetto. Nei primi giorni è molta fatica in baracca andare avanti in quanto mancano le supellettili necessarie e bisogna arrangiarsi (mancanza di bacinelle – brocche – bagnarole – ramazze ecc.).
Si va al rancio coi mastelli un fusto tagliato in due. Indisciplinati e turbolenti più giovani subalterni.

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Si continua così nella sistemazione finché ci si sistema, nella stanzetta 2 faccio il magazzino ove ci si mette tutto il materiale pel rancio, distribuzione viveri, pasta ecc. Vi metto il ten. Spadaro Saverio come incaricato a far …. dei servizi della baracca. Il ten. De Bernart amico di Ranieri convive in stanzetta con noi. Conosco Scifo capobaracca della 67 che poi da …. viene sostituito con Lamaccione. La 90 viene divisa in 2. Le stanze 9-10-11-12-13-14 passano alla 96. Camassa e compagno ……. l’ufficio postale.
Comandante del campo la medaglia d’oro Ten. Vasc. Brignole Giuseppe, comanda il II Bt. Il cap. Persiani il 1° Btg. Il T V Bran Oscar, il II il T V Mositti, il caro barbetta.

Il tempo procede sempre verso il bello, a metà Maggio ci danno i castelli e la sistemazione in baracca è fatta – intanto Pippo e Usmani hanno anche aiutato me a sistemare la mia stanzetta – L’afflusso di pacchi si fa più intenso la vita nel campo è buona, il vitto ci viene migliorato quantitativamente. Ci sono 50 giorni di miglioramento gr.120 farina e gr. 900 di patate a scalare in meno di gr 100 ogni 15 giorni. Frequenti rapporti di Brignole ai capibaracca. Il tempo, dopo pioggia e ritorno di freddo in Aprile e parte di Maggio si avvia al bello e alla estate. A Giugno partenza lavoratori cibi per la raccolta delle ciliegie. Incomincia nel campo l’attività culturale. Capo della sezione cultura ed organizzatore dei corsi accademici è il solerte e capacissimo Scifo. Ho l’incarico di tenere lezioni di Topografia; s’iniziano i corsi all’aperto per mancanza di locali ma non hanno seguito causa l’inclemenza del tempo piovigginoso. Ha inizio anche l’attività sportiva col calcio – campionati per regioni.

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Non si può mettere su il teatro per mancanza di locali, ma si tengono concerti all’aperto al laghetto. T. Cagna Galbiati direttore ed organizzatore dell’orchestra, Guareschi Tedeschi ecc. curano la prosa, barzellette, ecc. – Le solite adunate mattina e pomeriggio che tanto ci tormentano specie pel modo di comportarsi del famoso Cap. Tedesco Pinkel (gran pignolo megalomane fetente) ci tortura in tutte le maniere aiutato dai suoi aguzzini – mano morta-occhio di lince-occhio di falco. Il capitano Ted. Che comanda il nostro Btg. È il buon Fanke coadiuvato dal W Serg.Wenger. Comanda il ns. campo il maggiore Ted. Westfal e tutto il campo (compresi quelli dei Russi, Francesi) il col. Ted. Von Boris. A Beniaminovo invece c’erano i col. Riene e maggiore Blok e cap. Colman – Nel campo di Sandbostel la polizia, capitanata dallo Spagnuolo S. Ten. Edal Tuschek è attivissima (caccia alle caterine che ce ne sono tante) Succedono nel campo dei fatti luttuosi da parte della sentinelle tedesche uccisione del cap. Thun – del Ten. Romeo – ferimento di 3 ufficiali, durante un’incursione aerea, da parte di una sentinella che stava nella torretta (1 ufficiale perdette un braccio) anche angherie ed umiliazioni non ci vengono risparmiate.

Intanto a fine Luglio ed Agosto partono ufficiali per Wietzendorf. Si scioglie così la bar. 69 poi la 93 e 67. In Agosto arrivano più di 100 ufficiali che hanno sgomberato il campo di Kushin. Arriva Mario Corati e Tribulato che si sistemano nella cameretta 2 della mia baracca assieme a Spadaro pur restando loro in forza alla Bar.85 in una parte della quale baracca sono stati riuniti tutti gli ufficiali ex della Div. Venezia.
Il 4 Settembre scoppia nel campo un’epidemia di tifo che dai medici viene assodato come tifo petecchiale. Siamo in quarantena, i Tedeschi non vengono più nel campo per gli appelli, gran da fare a pulire e bruciare. I medici delle baracche passano la visita per parassiti, alcuni pidocchiosi portano a bollire i panni coi bollitori che sono stati distribuiti 1 per battaglione. Ai lavandini funziona la stufa della disinfestazione e bagno. Nei primi giorni nel campo è un gran da fare, si pulisce, si spolvera, si bruciano mucchi di paglia e stracci, si sta fra il grave e l’incerto se realmente l’epidemia è di tifo petecchiale. Il col. Angelini tiene soventi rap-

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Porti a noi capibaracca onde dare direttive per la lotta contro l’epidemia. L’isolamento dura 1 mese – Scongiurato il pericolo si riprendono gli appelli e la vita torna normale. In Agosto assume il comando del campo il col. Angiolini al posto del T.V. Brignole che viene ad abitare nella stanzetto 14 della mia baracca.

13/11 Incidente col cap. Pinkel perché l’addormentato di cap. Cataldi resta a dormire al mattino. Mia destituzione e così dopo 7 mesi e mezzo con mio sollievo finisce il mio capo baraccato. Mi succede il cap. Ceccucci il 15/10 vado ad abitare con Scifo il quale mi ha offerto ospitalità nella sua stanzetta. Passo così alla Bar. 67. A Nov. ricevuti 4 pacchi viveri speditimi da Wilma in Sett. e quello vestiario. Pranzetti, specie quello fatto con Peduto ecc. la sera del 14/11 col fegato risotto dolce ecc. … Qualche altro pranzetto per Santa Barbara – Santa Lucia – La sera del 24/12 incidente col labbruto poliziesco pentola. Notte di capo d’anno con Scifo Cannizzaro e Petrocchi.

17/1 grande rivista al precampo, giornata memorabile dalle 9 del mattino alle ore 20 della sera fuori con tutti i nostri stracci – Si parla di sfollamento del campo – lavoro obbligatorio ecc.

Intanto in precedenza sono sempre continuate le partenze degli ufficiali per Wietzendorf (gran speculazione di D’Andrea-Pernigotti e tutta la combriccola). Dopo tanto susseguirsi di ordini il 26/1 ordine che le Bar. 65-67-93-69 ed aliquota 87 alla disinfestazione.

Il 27/1 alle 5.30 del mattino (neve e freddo) si parte. Rivista al magazzino, fuori mentre nevica. Non è pronto il convoglio alla stazione per cui si rimane il 27-28 nella Bar.5 accanto ai cecoslovacchi ove abbiamo trovato quelli della 35 e 65. Buttati come le bestie, gran soffrire in tutto. Alle ore 1.30 della notte dal 28 al 29 si parte. I 14 km di tappa per arrivare alla stazione di Bremervorde sono fatti sotto la neve, col sacco sulle spalle.

Episodio Scifo – Rispoli ecc. Alle ore 8 del 29/1 si parte da Bremervorde.

Il 30/1 alle ore 10 del mattino arrivo a Wietzendorf, la sera a dormire al Bl 3/1. Poscia distribuzione gallette 13 ½ e latte 2 scatole ½. Si cambia blocco 15/1 da noi vengono i francesi siamo giù e febbricitanti. Incomincia la cinghia forte con notevole riduzione dei viveri con patate a gr.190 al giorno anziché 350 il pane gr.200 al giorno e sbobba più povera di grassi vado giù forte. Approcci con Baldazzi col carabiniere. Incominciano i successi alleati, si spera.

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Qui il diario ‘storico’ si interrompe, suppongo perché la situazione era ormai così trista e disperata che mancò anche la voglia di registrarla. Però a breve ci fu l’arrivo degli alleati, la liberazione dei campi e l’uscita dall’incubo, fatti di cui purtroppo egualmente non c’è alcun appunto.
E’ necessario sottolineare che la liberazione non coincise del tutto con la fine dei patimenti: molti degli internati non riuscirono a riprendersi e non superarono questo primo periodo, mentre purtroppo altri morirono per i postumi nei mesi successivi.
Lui tornò a casa a Bologna nel Settembre ‘45 drammaticamente sottopeso (40 Kg, circa) come tutti loro: dalla stazione con zaino a spalla e in uniforme casual prendendo il tram verso casa disse al bigliettaio che non aveva più soldi per il biglietto, e quello lo fece accomodare avanti, il primo benvenuto di Bologna nello spirito del dopoguerra e della ricostruzione.

Restava da esaminare gran parte, la maggiore, del taccuino, e con mia sorpresa non vi trovai memorie storiche, ma una incredibile serie di ricette per dolci e piatti tipici di cucina, appunti sui ristoranti e alberghi delle città italiane, elenchi di libri tecnici professionali, elenchi di forniture per arredare casa o per intraprendere attività di lavoro, per esercitare la caccia, programmi futuri per mettere su casa e studio a Lentini, il paese originario cui era legatissimo, elenchi di provviste per la famiglia, appunti sui futuri scambi con i commilitoni una volta tornati a casa.
Le ricette di cucina hanno gli ingredienti ed i modi di cottura propri di un ambiente familiare, al giorno d’oggi desueti.

Gli itinerari gastronomici per le città d’Italia erano da sognare e commentare nelle serate in baracca in chiacchiere tra i commilitoni famelici e nostalgici.

Nel campo per mantenersi attivi si tenevano corsi universitari di ogni disciplina, lui insegnava topografia, per cui trovo anche liste di testi tecnici professionali da comprare in futuro, dopo il sognato rientro e alla ripresa della vita civile.
Ci sono poi i sogni delle attività lasciate e desiderate, ecco quindi un elenco di attrezzature da provvedere per le cacciate, che era solito fare alla selvaggina del Biviere (lago) di Lentini in provincia di Siracusa, quando era di ritorno in vacanza al paese natale dall’attività professionale a Bologna.
Ma soprattutto significativa la specifica di progetto per la futura casa/studio da metter su con la moglie sposata in Agosto, giusto prima del disastro. Anche qui si notano particolari ora desueti della vita di tanti anni fa, quando i materassi si facevano fare, non erano diffusi i doppi servizi e gli elettrodomestici più elementari erano sconosciuti.

Sono rimasto sorpreso e stupito da questi contenuti inaspettati e forse incongrui al dramma in atto: come valutarli? Mi sono risposto che erano forse più significativi di appunti di carattere storico documentario. Chi volesse informarsi sulla vicenda IMI nei suoi aspetti generali ed ufficiali può trovare ormai ampia e approfondita documentazione in letteratura, ora fortunatamente disponibile dopo che per lunghi decenni una coltre di silenzio e indifferenza era calata sugli IMI. Questo diario invece racconta molto dell’aspetto privato ed intimo della vita nei campi, per certi aspetti anche troppo ossessivamente comunitaria. Mio padre non ha mai raccontato molto di quel periodo, come sembra quasi tutti gli ex internati, forse per pudore vedendo di non essere né capiti né apprezzati. Ma talvolta ricordava come, allucinati dalla fame, in baracca favoleggiassero di buoni piatti e ristoranti, o come costretti all’inattività si mantenessero attivi con corsi universitari improvvisati, spettacoli, letture, addirittura concerti di musica classica. Il tutto per sentirsi ancora legati a un mondo ‘normale’ al di là dei reticolati e del tempo di prigionia e per sognare un futuro possibile.

Credo che scrivere in appunti i suoi progetti sia stato un mezzo per farsi forza, con il sentimento che bisogna resistere e continuare a progettare un domani. Sono significativi soprattutto i programmi per la casa, la famiglia e la professione, una volta tornato in Italia.
Credo che sotto questo aspetto di documento di una resistenza intima e privata all’oppressione e al dramma della prigionia il diario sia anche più interessante, chiarificatore e persino commovente: una fonte di ispirazione di forza morale.

Come scrisse l’IMI Guareschi nel suo ‘Diario Clandestino’: “Non muoio neanche se mi ammazzano!”.

Infine ricordo di non avere mai sentito da mio padre parole di rancore o di odio a seguito della sua esperienza bellica, contrariamente alle isterie ‘politicamente corrette’ che mi tocca di ascoltare ancora oggidì. Vedevo in lui piuttosto un sentimento di tristezza e rincrescimento per tutto il male successo, non senza un pizzico di orgoglio per come lui e i suoi commilitoni si erano bene portati in guerra e con tanta nostalgia per la passata gioventù.

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BIBLIOGRAFIA Essenziale

  • STORIA FOTOGRAFICA DELLA PRIGIONIA DEI MILITARI ITALIANI IN GERMANIA – a cura di Adolfo Mignemi – Bollati Boringhieri
  • I MILITARI ITALIANI NEI LAGER NAZISTI – Mario Avigliano Marco Palmieri – Il Mulino
  • DIARIO CLANDESTINO – Giovanni Guareschi – Rizzoli
  • LA FAVOLA DI NATALE - Giovanni Guareschi – Rizzoli
  • QUELLI DI RADIO CATERINA – Arrigo Bompani – Marlin Editore
  • MUSEO NAZIONALE DELL’INTERNAMENTO – Padova

03/02/2024

Antonino

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NOTE:
1 - Radio Caterina di Sandbostel, la più famosa delle radio clandestine nei campi di internamento. Eccezionale prodotto del genio italico, sfuggita a ispezioni e traslochi nascosta nella gavetta o suddivisa in pezzi irriconoscibili. Unico elemento serio la valvola termoionica, il resto sapientemente composto con materiali di occasione: pila da monetine di rame e dischetti di zinco sottratti ai lavatoi, più panno inacidito; condensatore da lamette da barba; circuiti con filo di rame prelevato furtivamente dalla dinamo della bicicletta del sottufficiale magazziniere tedesco; auricolare da lattina di alimentari. Antenna umana era la gamba dell’operatore filo-munita e spenzolata dal letto superiore di un castello, ondeggiante per la sintonìa. Grazie alla Caterina e al successivo servizio di giornale parlato gli internati erano aggiornati sull’andamento della guerra e sulle notizie dalle radio alleate. Seppero dello sbarco in Normandia prima delle guardie del campo: la mattina del 6 Giugno 1944 una piccola flotta di barchette di carta galleggiava nel ‘laghetto’ del campo..... Le ‘Caterine’ furono molte, quasi ogni campo aveva la sua. Con realizzazioni simili ci conforta il monito a mai disperare dei destini d’Italia.